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A.N.A. - Associazione Nazionale Alpini

Gruppo Saint-Pierre “ST. Eugenio Bochet”

Prima di raccontare, in pillole, la storia del nostro “Gruppo Alpini”, mi sembra doveroso ricordare TUTTI gli anziani della prima e seconda Guerra Mondiale, che all’inaugurazione del Gruppo (1970) erano con noi presenti ed entusiasti. Oggi sono rimasti veramente in pochi, tanti sono “andati avanti”, per non dimenticarli vorrei che ognuno di noi rifletta su queste righe:

AMA IL VECCHIO

Lascialo parlare, perché nel suo passato ci sono tante cose vere.
Lascialo vincere nelle discussioni, perché ha bisogno di sentirsi sicuro di sé.
Lascialo andare fra i suoi vecchi amici, perché è lì che si sente rivivere.
Lascialo raccontare storie già ripetute, perché lui vuole vedere se stai alla sua compagnia.
Lascialo vivere fra le cose che ha amato, perché soffre nel sentirsi spiantato dalla propria vita.
Lascialo gridare quando ha torto, perché lui e i bambini hanno diritto alla comprensione.
Lascialo salire nell’auto di famiglia quando vai in vacanza, perché l’anno prossimo avrai il rimorso se lui non ci sarà più.
Lascialo invecchiare con lo stesso paziente amore con cui lasci crescere i tuoi bambini, perché tutto fa parte della natura.
Lascialo pregare come vuole, perché l’anziano è uno che avverte l’ombra di Dio sulla strada che gli resta da percorrere.
Lascialo morire fra braccia pietose, perché l’amore dei fratelli sulla terra fa meglio presentire quello del Padre del Cielo.
Fa questo, o vergognati di essere uomo
Dei nostri “veci” pochi restano ad indicarci la strada. Sono andati avanti in silenzio come hanno vissuto. Nei loro racconti di prigionia o di sofferenze nelle steppe russe, negli altopiani dell’Albania e della Grecia, ci hanno voluto dare solo qualche piccolo accenno e alle insistenze di maggiori dettagli, si sono rinchiusi nel mutismo e nella commozione, rivivendo quei drammatici momenti. Hanno patito e hanno anche forse imprecato, ma hanno sempre fatto il loro dovere. Meritano tutto il nostro rispetto e la nostra ammirazione.
Grazie Veci per quello che ci avete insegnato.


Il “Gruppo Alpini” di Saint-Pierre viene costituito per la volontà di alcuni giovani e meno giovani agli inizi del 1970 con l’intenzione di continuare i rapporti affettuosi di fratellanza e attaccamento alle tradizioni di tutti quegli elementi che avevano prestato servizio nelle truppe alpine.

L’inaugurazione ufficiale fu festeggiata il 22 marzo 1970. Il Gruppo è intitolato alla memoria del S.Ten. Eugenio Bochet classe 1916, caduto su i Monti Trebiscinei (fronte greco-albanese) nel gennaio del 1941 e decorato con medaglia di bronzo alla memoria.

Nella prima riunione venne approvato uno schema di regolamento e venne eletto il primo Consiglio Direttivo. Dei dodici soci fondatori, facevano parte anche reduci del 1° e del 2° conflitto Mondiale.

Il primo capogruppo fu eletto Edoardo Sapinet, il Vice Alessandro Carlin, il segretario Giancarlo Lettry e la Madrina Lavinia Terradura.

A seguire i Capogruppo furono: Ruggero Branche, Silvio Lale Demoz, Provino Carlin, Emilio Armand, Claudio Giri, Roberto Fussambri , Mario Nassivera, Giorgio Lale Lacroix, Roberto Fussambri e Giuseppe Sapegno.
La Madrina dal 1987 al 2015 è stata Rina Doret.

Attualmente il Gruppo conta 78 iscritti di cui 11 aggregati. Dall’aprile del 2016 il Capogruppo è Alessandro Carlin, il Vice Giorgio Lale Lacroix, il Segretario-tesoriere Tino Moioli, la madrina Delia Armand, i Consiglieri: Andrea Ceccarelli, Germano Cheney,Walter Chentre, Sandro Cognein, Erik Cossu, Stefano Lale Demoz, Diego Lale Murix, Ettore Mondet, Giuseppe Sapegno, Bruno Spanò, Mauro Talarico e Gino Tormen i quali provvedono ad organizzare tutte le attività del Gruppo.

Le cariche direttive vengono assegnate dall’assemblea dei soci del gruppo, mediante votazione, secondo quanto previsto dal regolamento sezionale ed hanno durata di tre anni, senza limiti di rieleggibilità.

IL NOSTRO CAPPELLO

“Sapete cos’è un cappello alpino?”.
E’ il mio sudore che l’ha bagnato
e le lacrime che gli piangevano e tu dicevi “Nebbia schifa”
Polvere di strade, sole di estati,
di pioggia e fango di terre balorde, gli hanno dato il colore
Neve e vento e freddo di notti infinite,
pesi di zaini e sacchi, colpi d’armi e impronte di sassi, gli hanno dato la forma
Un cappello così hanno messo sulle croci dei morti,
sepolti nella terra scura,
lo hanno baciato i moribondi come baciavano la mamma.
L’han tenuto come una bandiera.
Lo hanno portato sempre.
Insegna nel combattimento e guanciale per le notti.
Vangelo per i giuramenti e coppa per la sete.
Amore per il cuore e canzone di dolore.
Per un Alpino il suo CAPPELLO è TUTTO

Informazioni

Claudio Giri (c/o Bar Chez Mario)
Tel. +39 0165 90 38 05