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Saint-Pierre En Poche - Il cassetto - Anno 2024

La Famiglia Vuillet: Jean, Charles e Jean Pierre
Mentre per il periodo X – XIII secolo gli scavi e rilievi archeologici hanno confermato la presenza di strutture, anche se non completamente definite, con testimonianze solamente per quanto riguarda i basamenti superstiti o tracce di murature, dal XIII al XIV le informazioni sono pressoché nulle e le citazioni sono scarse e riguardano membri della famiglia difficilmente collegabili tra loro. Verso la fine del duecento inizio trecento si assiste ad una progressiva crisi dei signori di Sancto Petro che vendono, ipotecano, perdono quote di possesso del loro castello. Dall’inizio del XV secolo risorge la stella dei Saint-Pierre. Sono sconosciute, al momento, le trasformazioni che il castello subì nel corso del quattrocento. Nel 1529 muore l’ultimo erede maschio dei Saint-Pierre, Jacques, il castello passa a suo genero, Jean Vuillet, marito di Guglielmina, (a quell’ epoca alle donne non era concesso possedere strutture fortificate e la tradizione valdostana escludeva i passaggi feudali in via femminile); quest’anno segnò l’apertura di cantieri, in vista dell’ingrandimento del castello, che si sono protratti sino all’ultimo quarto del cinquecento, lavori portati avanti anche da Charles e Jean Pierre. Possiamo comprendere i lavori dei tre Vuillet nel periodo 1529 – 1603: fu rialzata la torre a nord (definita in seguito tour du canon) e realizzate delle latrine che vi sono annesse, fu realizzato un rivellino, baluardo fortificato in muratura eretto all’esterno della fortificazione dinnanzi alla porta per difenderla dal fuoco e dai proiettili, a cui si accede da un ponte sopra un fossato, le mura del rivellino superstiti, sono oggi ridotte a parapetto, sicuramente dovevano essere di altezza ben maggiore. Ci furono inoltre altri interventi: la realizzazione delle cannoniere e troniere, per adattare il castello all’avvento delle armi da fuoco, il rifacimento di alcuni muri, ricavate due corti, e la costruizione della “stalla con pagliaro” ossia la così detta scuderia vecchia, edificio esterno al complesso vero e proprio posto a meridione del rivellino e terminante a sud con una torre più antica demolita per delibera di ingiunzione del 10 novembre 1836 all’allora proprietario Pierre-Nicolas Gerbore. (continua…).
Storia a puntate del castello di Saint-Pierre a cura di Franco Tournoud

Dalla famiglia Roncas al Comune di Saint-Pierre
Alla fine del XVI secolo i Vuillet già litigano sulla cessione del feudo che nel 1603 passa a Pierre Leonard Roncas che figura come unico proprietario di tutto il castello nel 1605, che lascerà alla morte, nel 1639, al figlio Pierre Philibert, il quale lo trasformerà grazie anche alla moglie Emeréntienne de Vaudan in una delle più prestigiose dimore della valle in epoca barocca, anche come testimoniato dal De Tillier che lo definisce «une maison de délices…». Pierre Philibert muore nel 1683 senza eredi maschi, la linea ereditaria era già ritornata in campo femminile con Giovanna Maria Cristina (primogenita di Pierre Philibert). Si susseguono numerosi passaggi (non di proprietà) sempre in linea femminile, (l’eredità infine passa direttamente da Pierre Philibert alla bis nipote Maria Vittoria Bagnasco del Carretto, e a suo marito il conte d’Ales e poi al figlio e al nipote Guido Francesco Maurizio, che risulta signore di Saint-Pierre già nel 1712, in quanto sia Giovanna Maria Cristina e sua figlia Cristina erano premorte al rispettivo padre e nonno Pierre Philibert). Sotto questi nuovi proprietari, residenti in Piemonte e del tutto disinteressati alle vicende valdostane l’edificio comincia a subire i primi effetti di degrado. Nel 1778 Guido Francesco Maurizio passa il castello a Maria Vittoria Coardi di Carpeneto baronessa di Saint-Pierre alla cui morte il marito vende la proprietà a Jean Pierre Gerbore. I Gerbore venderanno l’edificio, nel 1873 ad Emanuele Bollati che venne nominato barone di Saint-Pierre nel 1881 dal re Umberto I di Savoia. Bollati affidò Camillo Boggio, seguendo la cultura del restauro trasformativo dell’epoca basandosi anche su una personale visione di gusto romantico dell’architetto, il compito di rinnovare e trasformare il complesso, l’intervento stravolse l’edificio per soddisfare le esigenze estetiche del committente a discapito della memoria storica del castello. L’intervento maggiormente impattante è quello eseguito sulla torre a nord con la realizzazione delle quattro torrette decorate, a pianta circolare collegate tra loro da un camminamento sorretto da una serie di archetti. Dagli eredi del Bollati il castello passerà al Comune di Saint-Pierre.
Storia a puntate del castello di Saint-Pierre a cura di Franco Tournoud tratta da:
“Architettura in Valle d’Aosta” – Bruno Orlandoni
“Bollettini della soprintendenza per i beni e le attività culturali” – Gabriele Sartorio, Mauro Cortellazzo
“Castelli” Maria Cristina Ronc
“Castelli e torri in Valle d’Aosta” AA VV
“Costruttori di castelli” – a cura di Bruno Orlandoni
“Segni di pietra” – Francesco Corni
“La valle dei castelli” – a cura di Viviana Maria Vallet

Lo sviluppo più significativo delle infrastrutture del servizio idrico integrato in Valle d’Aosta si colloca temporalmente fra gli anni ’30 e gli anni ’60 del novecento. Il 21 giugno 1954 il Presidente della Giunta Regionale rendeva esecutivo il contratto di appalto dei lavori di costruzione della fognatura mista del Capoluogo registrato ad Aosta tra il Comune di Saint-Pierre e la ditta Nelva Stellio Ettore di Aosta. Quattro anni dopo, il 18 dicembre 1958, il Consiglio comunale approvava lo stato finale dei lavori di costruzione redatto dal direttore dei lavori dr. ing. Franco Binel di Aosta. Con nota del 7 gennaio 1960 il Provveditorato alle Opere Pubbliche per il Piemonte comunicava al Comune di aver delegato al collaudo il dr. ing. Gennaro Potenza – Ingegnere Capo del Genio Civile. A collaudo avvenuto l’importo finale della parcella dell’Ing. Capo risultò pari a 80.183 lire. La Giunta Municipale, guidata dal Sindaco Edoardo Sapinet, liquidò la somma con la deliberazione n.192 del 14 settembre  1960. Il procedimento amministrativo collegato all’opera pubblica ebbe una durata complessiva assai superiore ai sei anni.
Verbale di Deliberazione della Giunta Municipale n. 192/1960 – Segretario comunale Carlo Boson

FÊTE PATRONALE: “Sous un ciel sombre et pluvieux, Saint-Pierre a fêté son illustre Patron. Déjà de grand matin, les fidèles, parapluie à la main, s’acheminèrent vers l’église pour accomplir leur devoir de vrai chrétiens. A 10:30, le Rév. Père Pierre Gérard célébra la grande Messe solennelle, accompagné de don Omer qui fêtait en ce jour ses 40 ans de prétrise et du chanoine Ottin, supérieur du prieuré de Saint-Pierre, diacre et sous-diacre. Un éloquent sermon de circonstance fut prononcé dans les deux langues par le Chanoine Bovi Marcel, du Grand Saint-Bernard. Le chœur de Saint-Pierre a chanté la “Missa Pontificalis” de Mons. Perosi et divers motets et polyphonie sous la maitrise du prof. Poser; l’accompagnement des Orgues fut exécuté par le célèbre organiste de la cathédrale d’Aoste, don Gal. L’après-midi à 15 heures, un magnifique concert fut donné à l’église par les organistes Poser de St.Pierre et Gonthier de Villenueve et ont prété le gracieux concours de leur voix: l’enfant Giancarlo Lettry en nous chantant “L’Ave Maria” de Joubert; le ténor Mario Stevenin “L’Ave Maria” de Junod; la Chorale de Saint-Pierre “O Salutaris Hostia” De Lorenzo Perosi, “La Vergine degli Angeli” de Giuseppe Verdi. Tous les gouts y trouvèrent leur compte, on entendit des morceaux de Bach, de Giuseppe Verdi et de plusieurs autres musiciéns”.
Tratto da Le Pays d’Aoste del 10 luglio 1953

“Prima della promulgazione dello Statuto Albertino, l’emigrazione contadina aveva un carattere scarsamente selettivo ed essenzialmente stagionale. Coloro che andavano a prestare il loro lavoro di salariati, per lo più nel settore agricolo o in quello delle costruzioni, erano soliti raggiungere a piedi, dopo lunghi giorni di marcia, le località d’impiego situate nei centri della pianura piemontese oppure al di là delle Alpi. […] Fra il 1848 e il 1860 l’emigrazione incominciò a cambiare a fronte di un progressivo processo di pauperizzazione della montagna e delle aree rurali dovuto a molteplici cause, soprattutto con il 1861 e la cessione alla Francia di Nizza, della Savoia e del Ginevrino, si vennero a creare delle frontiere che, ponendo dei limiti alla circolazione delle merci e della manodopera, fecero venir meno il secolare carattere unitario della regione alpina occidentale”. Negli anni dal 1881-1914 esplode una grave crisi nelle campagne che affonda le radici nella recessione europea degli anni ‘80 e ‘90.” La situazione venutasi a creare spiega il moltiplicarsi delle partenze per gli U.S.A. È attorno al 1910 che il numero dei nostri conterranei verso questo paese aumenta. Si lascia il paese a gruppi di due-tre o singolarmente. È soprattutto dai villaggi più alti che si parte per fare fortuna e nelle famiglie molto numerose la maggior parte dei figli lascia la terra natia: ad esempio, nella famiglia di Cirillo Bochet di Vetan, otto figli su nove emigrano negli anni 1910-1929 (cinque negli U.S.A., due in Sud America ed uno in Francia.)”.
Estratti da P. Sibilla e P. P. Viazzo “Cultura contadina ed organizzazione economica” Storia d’Italia - Le Regioni dall’Unità ad oggi ”Einaudi 1995 e P. Borney“ Parte Seconda - Il Passato storico – Saint-Pierre – Musumeci 1993

Ce petit livre est écrit dans le but de donner une petite idée de l’histoire de la Vallée d’Aoste, soit aux Valdôtains, soit aux étrangers qui viennent chaque année plus nombreux chez nous. C’est un manuel populaire, sans aucune prétention scientifique, je ne fais pas l’historien, mais seulement le narrateur. Dix-septième siècle 1600-1700. Les animaux mailfaisants tombent foudroyès (1646). Le chanoine Nicolas-Joconde Arnod, qui écrivit la vie de saint Ours et celle de saint Grat, et qui fut curé du Bourg de 1675 à 1686, nous raconte, touchant la puissance intercession de saint Grat, le fait suivant, dont il fut témoin oculaire. En année 1646, la paroisse de Saint-Pierre était ravagée par une armée de sauterelles, de chenilles et autres animaux destructeurs. Le curé de Saint-Pierre, Jean Charrère, condescendant aux désirs de ses paroissiens, célébra la messe, bénit de l’eau en honneur de Saint Grat, et fit avec son peuple la procession autour de la paroisse en aspergeant les campagnes avec cette eau. Chose étonnante! Les bestioles malfaisantes, comme poussées par une main invisible, se précipitèrent par troupe dans l’eau des ruisseaux, en sorte que, au bout de trois jours, tout le territoire de la Commune en fut délivré.”.
Tratto da Histoire populaire de la Vallée d’Aoste – la première et la plus antique terre du Royaume d’Italie – par l’Abbé Henry – Aoste - Société Editrice Valdôtaine – 1929

“Chi per la prima volta, attraversa Saint-Pierre per recarsi nell’alta valle, rimane affascinato di fronte alla maestosità del castello che si erge in cima alla roccia che domina il paese […] non si aspetta certo di vedere, appena oltre il curvone, un’altra costruzione altrettanto interessante: Château Feuillet. Non è un castello ma, lo si capisce subito, qualcosa di molto simile […] secondo Zanotto questa era una torre romana: infatti è stata costruita in tre tempi. Le fondamenta della torre partono da sei metri di larghezza e vanno su, perdendo man mano spessore. Per questo si pensa che sia stato un bastione o una torre romana. Si esclude che possa essere di epoca medioevale perché allora non usavano fare fondazioni di questo tipo. […] Anticamente il “Castello” apparteneva ai Baroni Gerbore, proprietari anche di uno dei castelli di Gressan. In seguito passò, non si sa se per un lascito o una donazione alla Chiesa di Sant’Orso. Intorno al 1910 ci furono degli ammanchi nelle casse della Collegiata e per coprirli, furono messe in vendita le proprietà di Chateau Feuillet, della Croix Blanche e di Chevrot (nei Comuni di Villeneuve e Introd). Seguendo il racconto del nipote (Eddy Bonin) ”mio nonno Vittorio Berthod, emigrato in America, tornò in Italia per far conoscere ai figli (nati tutti in America) la prima famiglia d’origine […] Andarono a stare a Roisan, paese della nonna in attesa di tornare in America. Nel frattempo un cognato di mio nonno, Canonico di Sant’Orso, lo informò del fatto che Chateau Feuillet era in vendita per 42.000 lire: mio nonno, che aveva quel denaro, l’acquistò”.
Estratto da Mèlange n.3, dicembre 2004. Vanda Champretavy

Grâce à la configuration de son territoire, Saint-Pierre est une commune très agricole, qui s'étend depuis les prés baignés par la Doire Baltée jusqu'aux verdoyants pâturages situés aux pieds du mont Fallère; sa position, son climat lui permettent une bonne exploitation de son terrain agricole avec une abondante production de fruits (pommes, poires, pêches, raisins, etc.) et de fourrage qui sert à alimenter son cheptel bovin. Jadis, les paysans de Saint-Pierre s'étaient déjà unis pour former une société d'élevage, mais les événements douloureux qui frappèrent notre pays ne lui permirent pas de poursuivre son activité. Ce fut vers 1950, ou même un peu avant, que les éleveurs de Saint-Pierre, grâce à leur ténacité, formèrent la société avec l'adhésion de la plupart des paysans. […] La Société d'élevage a pour but d'améliorer la race des vaches, d'une part au niveau de la production et de la qualité du lait, et d'autre part du point de vue morphologique. C'est ainsi que commença le contrôle du lait. […] Dès l'année 1980 tous les contrôles, auparavant du ressort de l'Assessorat à l'agriculture, sont passés à l'Arev; la plus grande partie du bétail de la commune de Saint-Pierre est inscrit au Livre généalogique de la race valdôtaine pie-rouge, pie-noire et châtain; la Société d'élevage de Saint-Pierre, avec l'aide de l'Arev, continue son chemin. […] Toi, enfant valdôtain, qui lis ces mots, souviens-toi que si Saint-Pierre et notre chère Vallée d'Aoste sont si beaux et verdoyants, nous le devons à eux, ces hommes rudes, qui avec leur sueur et leur fatigue, en silence, travaillent pour conserver le territoire, pour toi, homme de demain.
Estratto da Saint-Pierre – XXXIe Concours de Patois “Abbé J. B. Cerlogne" – Saint-Pierre 17-18-19 mai 1993

Il patois è una parlata francoprovenzale, lingua neolatina che, con la langue d'oïl, vale a dire il francese, e la langue d'oc, il provenzale o occitano, compone il gruppo linguistico chiamato galloromanzo. La definizione di francoprovenzale risale al fondatore della dialettologia italiana, Graziadio Isaia Ascoli, e si spiega, secondo l'autore, per il fatto che questa lingua possiede alcuni caratteri comuni al francese e altri comuni al provenzale, conservando tuttavia la propria individualità e indipendenza nei confronti della langue d'oïl e della langue d'oc. Il francoprovenzale può essere considerato un protofrancese, vale a dire un francese a uno stadio primitivo, estremamente arcaico, che ha rifiutato alcune innovazioni provenienti dal Nord. Vetan, Saint-Pierre (Extrait de  T. GATTO CHANU, Fiabe e leggende della Valle d’Aosta, Roma, Newton & Compton Editori, 2004 -  collaborateur pour le patois: Yvette Chentre) “Tan tan de ten fa, le pro de Vetàn que no véyèn i dzor de vouì l’ion topó pe eun grou bouque de pèhe ièi vequichàn an matse de biche que l’ayàn queuttó le troupì de Sén-Nicolà. Resté cappa l’ayè féte-le-zé viìn bramente sarvodze é finque danjereuze péqué n’ayè todzor de pi. Guedoe lo troupì eun bou grou é for que gneun l’ayè jamì u lo coadzo d’abordé. Mi eun bo dzor, eun garsón l’è entró deun hi bouque canque i lardzo ièi la biche repouzoe a l’ombra d’an balla pèhe, soletta i mentèn di ver. Courajeu, l’a attégnù que se sisse aprotchà, dèi hen, eun se tramèn lest, l’a esquivo-lò eun se catsèn dérì lo tron de la planta. Lo bou eunradjà l’a torna prèi l’enllo eun borélèn for. To lo troupì, arréó lé eun sentèn hi trimadzo, éitsoo la bataille que le dou féjàn eun galopèn a l’entor de la viille pèhe. Eumpiornéte pe tcheu hisse tor, la biche l’a eungnoó de se boudjé todzor pi todzèn, adón lo garsón, pron, l’a tchapéte-là pe la cua é l’a lléttéte-là deur i tron. Dèi hen, eun profitèn de l’étoun-emèn di troupì pe heutta feun bondàn drola, l’è chortù di bouque. L’a baillà fouà a l’erba que la grousa tsaleur de l’itsotèn l’ayè sétchà é eun pocca ten to lo bouque l’a prèi fouà. Lo troupì di biche sarvodze, bouréte contre leur rèi prèizon-ì, l’a po poussù se salvé. É avouì hi troupì, eunco to lo dzen bouque de pèhe lo lon di dicllo de Vetàn l’è belle reustó éffachà. Voualà péqué i dzor de vouì, euntremì tcheu le gran pro ver, n’a moquepimì an croué tatse teuppa d’eun tcheuf de pèhe.“.
https://www.patoisvda.org/chemin-de-la-baltee/

“Statut des paturages La Chaz et Pallettaz sur Saint-Pierre” (Fine XVII sec.) Redatto alla presenza di Philibert Amed Arnod giudice e castellano di La Tour, che operò tra il 1690-95, e di Jean Gaspard Sarriod de La Tour membro del “Conseil de commis” , valdostano dal 1672. In esso i “consorts communiers et part ayants de Tan et Gerbores et des Alpeages voisins et adjacents “, nonché del Ru de la Bosse e del Ru Neuf, sotto la giurisdizione del signore de La Tour, “en droit et possession de faire et conduire paitre leurs bestiaux aux montagnes et pasqueages appellés La Chaz et  Pallettaz cumulativement” con il signor de La Tour, e riferendosi ad altri Statuti anteriori e redatti l’1/VII/1606 e di cui “le défaut de la mémoire en causé des inobservances”, lamentando che “plusieurs des dits part ayant et même de ceux qui n’ont ny titres, investissants leur bétail dans lesdits pasquiers non seullement en nombre excessif, mais encore sans observer les saisons, tellement que la plus part en souffrent un dommage fort grand et un préjudice irreparable”, concordano parecchie norme circa il pascolo, tra cui quella di maggior interesse per questa ricerca sancisce che “n’investiront aux dites montagnes aucunes vaches ny chévres si non ce qui sera de leur invernure sans en pouvoir prende en commande “ (il che coincide con la norma del Coutumier), ma, si aggiunge, “sauf les pauvres qui n’aurent moyen d’inverner deux vaches du leur propre auxquis sera permis d’en prende deux en commande été et non plus”. Lo Statuto stabiliva poi che era facoltà dei “Seigneurs” ritardare o anticipare il giorno d’inizio del pascolo “par avis des sindics et principaux communiers”.
Tratto da Maria Ada Benedetto “Ricerche sulle Consorterie Valdostane” Arti grafiche Duc 197-?

Quella del Grand Canal de Saint-Pierre – Villeneuve, è la storia della più importante opera irrigua pensata in tempi moderni e costruita ex novo all’inizio del XX secolo. Non sappiamo esattamente chi per primo ebbe l’idea di realizzare una condotta in pressione che potesse captare le copiose acque del torrente Savara e convogliarle verso gli aridi terreni dell’adret. Tuttavia il progetto di massima che abbiamo avuto modo di visionare porta la firma dell’ingegnere Ermenegildo Perini ed è datato 10 settembre 1895. Uno sbarramento trasversale costruito nell’alveo del torrente doveva deviare la quantità di acqua voluta all’interno dell’incile a cielo aperto delle dimensioni di 70 centimetri di larghezza. Qui la paratoia regolava il flusso d’acqua che intendeva derivare […] una prima galleria consentiva di bypassare una zona inaccessibile e di costruire uno sfioratore in modo da poter dissabbiare e scaricare le acque derivate in eccesso. Una serie di altre cinque gallerie, intercalate da tratti di canale a cielo aperto ricavato sagomando le pareti rocciose a picco sul torrente, caratterizzavano il primo chilometro di lunghezza dell’opera, fino alla località Condy. In seguito, il canale in muratura proseguiva alternando i terreni coltivati dei villaggi di Champlong Rosaire e Champlong Martignon ai pendii sovrastanti di Villeneuve, […] fin quasi ad arrivare al castello medievale di Chatel-Argent. Qui, in corrispondenza della progressiva 2+473,22, era prevista la costruzione di uno sfioratore, con lunghezza di imbocco del sifone, la cui condotta metallica esterna del diametro di mm 400 seguiva pressappoco la linea di maggior pendenza del terreno, in direzione del ponte esistente sulla Dora Baltea per l’accesso al paese […] Nel punto di arrivo, alla progressiva 3+156,97, un altro manufatto, chiamato di sbocco, consentiva di rompere la velocità dell’acqua e di convogliarla in un canale a cielo aperto che proseguiva il suo corso in quota sulla collina di Saint-Pierre, fino alla località Bussan. Erano previsti due piccoli sifoni, uno per attraversare il torrente Verrogne e uno a valle delle case di Praximond. L’inesorabile passare del tempo in attesa di disporre di tutte le autorizzazioni e il rapido cambiamento delle condizioni economiche degli anni che precedettero la Prima Guerra mondiale determinarono anche un aggiornamento del progetto iniziale. Fu dato incarico all’ingegnere Stevenin di rivedere alcuni aspetti idraulici e tecnico-economici, stante il considerevole aumento dei costi della manodopera registrato.
Tratto da “Gli antichi rû della Valle d’A​osta” – Giovanni Vauterin – Le Château 2007

“La mia mamma era nativa di Verrogne, io venni ad abitare a Verrogne che avevo dieci anni. In estate aiutavo il pastore al pascolo e mio zio nei lavori di campagna, in inverno abitavo a Perchut e andavo a scuola al capoluogo con la maestra Adele Bochet. Ho frequentato la scuola fino alla quarta elementare, dopodichè ho continuato gli studi da sola per prendere la licenza. A 17 anni ho cominciato ad insegnare: per due anni a Rumiod, un anno a Babelon (1913) quattro anni a Vetan (fra cui l’anno 1916 quando cadde tantissima neve) e per quindici anni a Verrogne. Nelle scuole vi era la divisione tra maschi e femmine, a Rumiod io avevo 27 bambine e durante il mese di maggio i più grandi andavano in campagna a lavorare e i più piccoli rimanevano a scuola con me fino a raggiungere il numero di quaranta bambini. Com’era Verrogne? Era uno dei pochi villaggi autosufficienti: aveva il forno, il mulino, la latteria (nel mese di maggio), la segheria. La segheria soprattutto veniva usata anche dagli abitanti dei villaggi vicini: Vetan, Meod e Rumiod. Le strade erano sempre facilmente percorribili, il villaggio era sempre pulito perché la gente si impegnava a fare le “corvée”. Tutto era ben lavorato. Era un piacere vederlo. Coltivavano frumento, orzo, segala, patate. Compravano solo zucchero, sale caffè e sempre in quantità ridotte. (Gneum l’è jame mor de fan….). Nell’anno 1912 hanno messo l’acqua potabile nel villaggio. La sorgente era vicina e per pagare le spese sono state vendute alcune piante della lista del villaggio. In tempo di guerra, quando non c’era più petrolio hanno costruito la linea elettrica. Vi erano allora 35-40 persone e 6 famiglie risiedevano tutto l’anno mentre le altre scendevano a Saint-Pierre, nelle frazioni della collina. Io ho insegnato fino all’anno 1942, poi con il fascismo vennero chiuse le scuole dei villaggi e i nuovi insegnanti diplomati provenivano da altre regioni italiane, iniziando così il processo di “italianizzazione” e abolendo il francese. Io tornai a dedicarmi alla mia famiglia e ai lavori di campagna.”
Tratto da “Parliamo con… Anna Chauviat Jordaney” – M. Luisa Chappuis – Mélange - Anno 2 n. 5 Giugno 1984

La chiesa di Saint-Pierre sorge su un sito di straordinaria importanza storico-artistica, ai piedi dell’antico castello medievale. Le prime notizie documentate sull’edificio sacro e sulla parrocchia sono assai antiche e risalgono alla metà del XII secolo. Alla stessa epoca sembra risalire la costruzione del campanile romanico posto a nord. La chiesa attuale venne ricostruita in stile neoclassico negli anni 1870-1872 dall’architetto ed impresario valsesiano Giuseppe Lancia, al posto del precedente edificio di cui sono state ritrovate, in occasione della campagna di scavo svoltasi negli anni 1978-1979, diverse fasi costruttive. È stata consacrata dal vescovo Monsignor Duc, il 19 dicembre 1872. Il pavimento copre le vestigia di fondamenta di chiese precedenti: un edificio sacro anteriore all’anno mille ed i suoi ampliamenti che si sono succeduti nel 1371, nel 1452, sotto il curato Bonifacio Valberto (consacrato dal vescovo Antonio de Prez l’11 novembre 1452). L’affresco posto sopra il portone d’ingresso raffigura l’incontro di San Pietro e Gesù dopo la resurrezione. Come si può evincere dalla targa commemorativa posta all’interno della chiesa la decorazione della facciata e l’affresco sono opera dei Fratelli Alessandro e Augusto Artari eseguite nel 1907. Una foto pubblicata nel bollettino testimonia come gli abitanti di Saint-Pierre abbiano sempre avuto a cuore la loro chiesa parrocchiale: “Grazie alla memoria di don Roberto Fosson, già parroco di Saint-Pierre, siamo risusciti a risalire alla data. Era il 1955, lo stesso anno in cui iniziarono i lavori della strada che dal cimitero porta al castello. Nella foto, intenti ad aggiustare il portone (della Chiesa) e a sistemare il cornicione in pietra, si vedono tra gli altri, il parroco don Fosson, Del Degan, Fortunato Ronzani ed il geometra che seguiva i lavori della nuova strada”.
Estratto da “Il restauro della facciata della chiesa parrocchiale” Arch.Massimo Mirabello – La Paroisse de Saint-Pierre - Bollettino parrocchiale della Diocesi di Aosta  - Anno 1 – numero 1 – luglio 2011

Per Guardia Nazionale s’intende un corpo armato composto da semplici cittadini, istituito per garantire la sicurezza interna e per concorrere, se necessario, alla difesa esterna. Essa fu creata nel 1789 durante la Rivoluzione francese dall’Assemblea Nazionale che il 13 luglio approvò la costituzione a Parigi di una guardia borghese per difendersi da un temuto colpo di stato della monarchia, ma anche per impedire qualunque tentativo autonomamente rivoluzionario da parte dei ceti più bassi. In Italia la Guardia Nazionale fu costituita nelle regioni occupate dai Francesi e disciolta dopo la Restaurazione […] Dal 1859 al ‘60 reparti di Guardia Nazionale vennero riorganizzati ed ebbero ordinamento unico nel 1861. Fu soppressa definitivamente nel 1871. Nel regolamento “du service ordinaire de la Garde Nationale de Saint-Pierre” del 30 agosto 1848, firmato dal Sindaco, dal Comandante della Milizia e dall’intendente dell’arrondissement si legge tra l’altro: “Les exercices auront lieu tous les dimanches et jours de fêtes à trois heures de l’apres midi, à moins qu’il ne soit autrement statué, ils seront annoncés par le roulement du tambour une demie heures d’avance ou par le son de la cloche majeure […] Tous les bas officiers ou miliciens quelconques sont tenus de se rendre […] aux éxercices à l’heure fixée à moin de n’avoir été dispensés spécialment par le Commandant, sous peine d’une sévère reprimande pour la première fois, et en cas de recidive des arrêts  durant duex heures ou d’une ammende d’une livre pour chaque jour d’éxercice manqué.
Estratti da Saint-Pierre – P. Borney Musumeci Editore – Il passato storico

La Valle d’Aosta racconta numerosi aneddoti, storie e leggende legate ai suoi castelli, alle sue torri, alle sue casseforti, alle sue residenze nobiliari di ogni epoca. Nel 1956 diversi giornali francesi pubblicarono un articolo che aveva come soggetto una lista di castelli valdostani abitati da... fantasmi. Il pezzo incuriosì molto la redazione del giornale parigino La Vallèe d’Aoste - organo degli emigrati valdostani all’estero - che lo propose anche per i suoi lettori; il “reportage” era firmato da Anna Marisa Recupito, giornalista e scrittrice. Il foglio sottolineava che, benché il testo fosse privo di fonti,  son aimable fantasie nous amuse. Parafrasandone i contenuti (per l’appunto privi di riferimenti bibliografici), in sostanza l’articolo si soffermava sul fatto che nei tanti manieri valdostani si sarebbero aggirate strane presenze. Dopotutto, come sosteneva la giornalista, i fantasmi e i castelli formano una sorta di connubio che nel tempo è anche diventato un soggetto di interesse turistico. Presso il castello di Sarriod de la Tour numerose persone avrebbero giurato di aver sentito durante la notte dei pianti e dei sospiri nei corridoi del maniero e di aver visto passare il fantasma di una meravigliosa ragazza bionda. Si tratterebbe di Hilde, figlia di un castellano di Zermatt (Vallese, Svizzera), che Raymond de Sarriod de la Tour incontrò durante un viaggio. Secondo quella credenza, i due s’innamorarono e lei lo seguì in Valle d'Aosta.  Il padre di Raymond si oppose al loro matrimonio e li rinchiuse in due diverse celle del castello. La notte Hilde cercava di parlare al fidanzato tramite una finestrella; il nobile fece tagliare la testa al figlio e rispedì la ragazza a casa sua, ma quando i soldati andarono a prenderla, nella torre s’imbatterono solo in un’ombra che annunciò loro di essere la ragazza, morta di dolore, e che a partire da quel giorno la sua anima avrebbe errato tra quei muri maledetti durante le notte di luna piena. Et il parait que la blonde châtelaine a tenue sa promesse.
Tratto da: Fantasmi nei castelli valdostani di Mauro Caniggia Nicolotti vedi: https://www.caniggia.eu/fantasmi-nei-castelli-valdostani

“Dove cominciava e dove finiva il Borgo?” Si è sempre diviso il Borgo in due parti: quello di là e quello di qua. Luigi Demoz, nel 1878, diceva che il borgo di là non esisteva, faceva tutto parte di Chevreyron. “Quali furono le prime case?” La casa di Besenval, delle famiglie Arnod, Bressan, Persod risalgono alla fine dell'altro secolo. Nel 1886 è stata tracciata la strada regionale e solo allora si è cominciato a costruire a monte della stessa. Infatti risalgono all'inizio del secolo le case di Fenoil (1909), Micotti (1914), Demoz (1925/30), Borney (1928); molto più recenti sono quelle verso Seez. Si può quindi stabilire che il Borgo di qua inizia con la casa dei Jaccod e Rossan (non databile e che porta nel balconcino in ferro battuto le iniziali IBBN). Molto antica era anche la cappella situata pressappoco sopra la casa dei Lanier. Da sempre nel borgo di qua esiste "La coo di Rhêmens", una zona abitata da famiglie originarie di Rhêmes-Notre-Dame. “C'erano cittadini illustri nel Borgo?” Sì, certamente, alcune case appartenevano a Signori, se ne vedevano ancora gli temmi. Ci fu un incendio che distrusse parecchie case. Fu talmente violento da far fondere persino gli oggetti in peltro contenuti nelle cassa-panche! Furono ritrovati solo dei blocchi di metallo. Altre famiglie importanti furono i Lanier e i Granier… (questi ultimi provenivano da Vichy. Uno era notaio e dovette vivere qui 10 anni prima di poter esercitare la professione). Nel 1909 inoltre vivevano già qui i carabinieri. La caserma era nell'attuale casa di Besenval che comprò da un certo Fusinaz, commerciante di stoffe ad Aosta. “Il Borgo è sempre stato come lo vediamo ora?” Una volta era posto in una conca. Il nonno di Besenval usava i muli per fare la salita da casa sua a quella di Marcello Demoz. L'alluvione del 1793 riempi tutto, depositando una quantità impressionante di materiale. Quando furono fatte le fognature, si scavò alla profondità di m. 1,62 e sotto si trovò l'acciottolato della strada precedente. L'alluvione distrusse anche la piscina di "La Combaz" che forniva acqua a tutto il borgo. Il torrente rientrò nell'alveo dopo aver distrutto il villaggio di Preilles. “Cerano dei mulini?” Ce n'erano due, il primo vicino alla casa di Del Negro e l'altro dove ora abita la famiglia Borre. Erano piccoli mulini ed utilizzavano l'acqua del torrente Meneresse. Sempre davanti alla casa di Del Negro, nel piazzale detto "di Demoz" si pesava il minerale proveniente da Cogne. Giungeva qui a dorso di mulo e proseguiva per Villeneuve e Morgex. I pesatori si chiamavano Borney e provenivano da Vieyes. Come si comunicava con Aymavilles e Villeneuve? Attraverso il ponte Gervasone, così chiamato dal nome dell'industriale del ferro venuto in Valle d'Aosta nel 1740, che passava in località "les iles" e saliva ai baracconi. La Dora allora aveva un solo letto, infatti si è separata solo nel 1866. Per andare a Villeneuve si utilizzava il ponte di Languère (di cui tempo fa si poteva ancora vedere un'arcata). Esso collegava la strada della Barrière, strada comunale, ai terreni di Chavonne. Il ponte di Villenuve non esisteva ancora per cui si doveva salire alla chiesa di Santa Maria di Villeneuve, ridiscendere di là e proseguire.
Estratto da: Notignoti, Villaggi e personaggi di Saint-Pierre - Vanda Champrétavy, Gruppo Teatrale Eidos - Biblioteca Comunale di Saint-Pierre

Nel corso degli anni Quaranta e Cinquanta la popolazione della Valle d’Aosta aumenta notevolmente. Nel 1936 la popolazione registrata era pari a 83.455 residenti, che diventarono 94.140 nel 1951 e salgono a 100.959 nel 1961. L’incremento della popolazione consegue ad una eccedenza della natalità sulla mortalità ma si concretizza anche attraverso lo sviluppo del fenomeno dell’immigrazione. “All’indomani dell’ultima guerra, nel 1951, il Comune di Saint-Pierre contava poco meno di 1400 abitanti, un numero che pressappoco era rimasto invariato sin dal 1700 ad oggi, a quarant’anni di distanza (1993), i residenti sono saliti a 2200 […] All’anagrafe del Comune risulta che l’aumento della popolazione è dovuto soprattutto all’immigrazione di famiglie provenienti dal comune di Aosta. Esse si trasferiscono per vivere lontano dal traffico urbano e costruiscono la loro casa al cospetto della cima glaciale della Grivola […] Saint-Pierre si è trasformato da comune agricolo a comune residenziale e la tendenza odierna ci fa pensare che questa evoluzione continuerà in futuro.” In quel periodo il Comune si trasforma sempre di più in centro residenziale satellite della regione urbana di Aosta e prosegue lo spopolamento montano, fenomeno questo già presente nella prima metà del XIX secolo. L’allora Sindaco Emilio Armand aveva a suo tempo fatto previsioni corrette, nel censimento del 2011 la popolazione residente risultava pari a 3112. La popolazione residente al 31.12.2021 è risultata pari a 3240 unità (di cui maschi n. 1603 e femmine n. 1637).
Estratti da: E. Armand Presentazione  - Libro Saint-Pierre (Musumeci 1993) - DUP 2024-2026 Comune di Saint-Pierre -http://www.tuttitalia.it/valle-d-aosta/49-saint-pierre/statistiche/popolazione-andamento-demografico/

“L’associazione musicale “Harmonie – Amici dell’Arte di Saint-Pierre” nasce ufficialmente nel dicembre 1985. Un gruppo di amici della zona, amanti della musica si trova e decide di costituire un’associazione musicale con lo scopo di ascoltare e di divulgare della “buona musica”. Successivamente, grazie alla disponibilità del parroco don Aldo Rastello, l’Associazione ha come sede l’ex-Cappella dei Penitenti, che con modifiche interne, viene adibita ad auditorium (140 posti a sedere). La struttura della Cappella, così raccolta, ben si addice all’ascolto della musica vocale e strumentale e l’Associazione organizza pertanto, in collaborazione con l’Assessorato Regionale al Turismo e l’Amministrazione Comunale di Saint-Pierre, la sua stagione musicale estiva.” Nei suoi primi anni di vita l’attività associativa è intensa “Chaque année, à l’occasion du 29 juin, un opera lyrique sous forme de concert est représenté, avec la partecipation de chanteurs (signalons parmi les plus célébres G. Valdengo, A. Ruffini, B.Praticò, etc…) et du Choeur Harmonie, préparé et dirigé par MM. C. Poser et M. Benech. Cette année (1993) le choeur, pour rendre hommage à Antonio Vivaldi a donné un concert monographique conjointement avec l’orchestre des jeunes Aoste Musique.
Tratto da: L’ Associazione musicale “Harmonie - Amici di Saint-Pierre” - Ezio Berard Mélange giugno 1986 – Saint-Pierre opuscolo “Concours Cerlogne” 1993

La meridiana o orologio solare è uno strumento tecnologicamente molto semplice, costituito da un oggetto il cui scopo è quello di generare un'ombra. In base alla posizione e alla lunghezza dell'ombra l'uomo desume l'ora (e non solo). ”Purtroppo esse stanno scomparendo; di molte sono ormai illeggibili le iscrizioni: non vedo che se ne costruiscono di nuove. Molte si potrebbero e si dovrebbero salvare […] ed è per invogliare i suoi lettori  […] che il Messager vuole descrivere qui - ricordandone le iscrizioni e le sentenze - alcune delle tante “meridiane” da lui incontrate nel suo peregrinare attraverso i nostri paesi. Le lezioni che esse ci danno non abbiano a cadere nell’oblio, valide come sono per tutti i tempi.” Nella tipologia di meridiane di ispirazione locale: storia o paesaggio a Saint-Pierre troviamo sui muri della casa Persod, “due meridiane, entrambe con iscrizioni latine. Di una, a sud, parecchie parole sono cadute; si riesce ancora ad afferrare il senso della frase che dice: …il sole rotea e muove pure sembrando immobile , sull’altra, a sud ovest, c’è questa curiosa quartina:  En morior rationis inops et temporis expers; tempus enim fudi, quod ratione vacat (Ecco che muoio privo ormai di tempo che irragionevolmente ho sperperato) […] A Saint-Pierre ancora, sui muri del Prieuré trovi ben sei meridiane, ma di una sola puoi leggere bene ancora l’iscrizione. È una parola del Vangelo che vuole ricordare ai Sacerdoti che vi sono ospitati, stanchi di anni e di ministero e ricchi di meriti, che si avvicina la morte. È sottinteso, com’è chiaro alla loro fede, che è pure vicina l’ora della risurrezione e della seconda vita. Obscuratus est (Sol) et tenebrae factae sunt “.
Estratto da: Le Messager Valdotain anno 1959 – Le “meridiane” della nostra Valle

L’accesso comodo e il panorama stupendo, che si presentano ai visitatori, fanno del plan de Paletta, dominato dal monte Falère, una meta piacevole per ogni amante della montagna e della natura. Il plan de Palette è un vasto pianoro che si estende, al di sopra dei boschi di Verrogne, ad una altitudine di 2285 m. Questo luogo è facilmente raggiungibile da Saint-Pierre e Sarre […] ”Con l’aiuto di Camillo Bochet e di Adolfo Jordaney, sono riuscita a ricostruire un pezzetto di storia, che prese forma tra le nostre montagne. Sulla chuax e Paletta vigevano leggi severe, che tutti coloro che usufruivano dei boschi dovevano rispettare. Il bosco e la chaux appartenevano al consorzio di Verrogne-Homéné-Combelin. Nel 1810 si fece la divisione di 57 liste del bosco tra i singoli consortisti, per l’utilizzazione delle piante e della legna da ardere. Il diritto di pascolo rimaneva come in passato: il consorzio di Verrogne-Homéné-Combelin ne aveva diritto per non più di 45 manzi. Era assolutamente vietato la monticazione delle capre, per evitare danneggiamenti alla vegetazione. Questa particolare divisione di proprietà fu necessaria per porre termine alle discordie che si erano create tra i consorzisti. Si deve infatti sapere che, in passato, si bruciava la legna per ricavare il carbone e quindi commerciarlo. Le famiglie poco numerose non sempre avevano la possibilità di andare nelle tsarboui, spiazzi, (che ancora oggi si possono scorgere nel bosco), in cui la legna veniva arsa, e venivano quindi ingiustamente private della legna che spettava loro di diritto. Alla chaux e Paletta potevano accedere, con i propri animali, solo gli abitanti di Verrogne, Homéné e Combelin che vi possedevano case e terreni (feu et chaines)”.
Estratto da: Plan de Paletta - Denise Chappuis – in “Memorie: Villaggi e personaggi di Saint-Pierre” di V. Champrétavy - 2003

“Oggigiorno, quando ormai i vincoli costituiti dalla struttura organizzativa parrocchiale sono sopraffatti dall’enorme numero di organismi di natura diversa nati in epoche più recenti, spesso dimentichiamo la funzione che la parrocchia ha avuto per secoli nell’organizzazione comunitaria valdostana, come in altri luoghi d’Europa. In effetti la parrocchia nell’alto medioevo, quando era venuta meno una salda struttura statale, costituiva nelle campagne l’unico organismo organizzato e riconosciuto ufficialmente. […] La parrocchia, ed in particolare la chiesa, costituiva infatti l’elemento di collegamento e di coesione fondamentale per le popolazioni delle campagne che, distribuite diversamente rispetto al giorno d’oggi trovavano nell’edificio religioso un segno tangibile della loro comunità”. ”Pur mancando, una data precisa della sua erezione, è certo che la Parrocchia esisteva ben prima dell’anno 1000. […] I primi documenti scritti, verso la metà del sec. XII, dicono che la parrocchia di Saint-Pierre in Chatel-Argent fu concessa al Capitolo di S.Orso. Questa concessione non dovette però essere completa poiché il Vescovo di Aosta nel 1176 ottiene dal Papa Alessandro III una Bolla in cui la parrocchia di Saint-Pierre figura alle dirette dipendenze del Vescovo. Nel 1515 i Signori di Saint-Pierre ottennero dal Papa Leone X il diritto di patronato sulla Parrocchia. Esercitarono questo diritto fino alla nomina del parroco Roux nel 1833; il suo successore Artaz fu nominato direttamente dal Vescovo e da allora non intervenne più il diritto di patronato”.
Estratti da: Le rôle des communautés dans l’histoire du Pays d’Aoste – “Le comunità nel medioevo” di Ezio Emerico Gerbore Musumeci 2006 – Saint-Pierre - La parrocchia (D. Aldo Restello) - Musumeci 1998.

“Bisogna dire che la Valle d’Aosta fu conosciuta sin dall’antichità -  Ma erano soprattutto i mercanti e gli artigiani che ne percorrevano le strade, per ragioni di lavoro, per recarsi al di là o venire al di qua delle Alpi, soprattutto attraverso i colli del Piccolo e del Gran San Bernardo […] Per avere le prime notizie scritte non si può andare oltre il II secolo a.C. Si trattava, però, di notizie e informazioni molto frammentarie, vaghe e imprecise […] Tra i tantissimi scrittori che vennero in Valle d’Aosta alla scoperta delle sue montagne e che descrissero usi e costumi nelle relazioni di viaggio, a volte documentate con pregevoli disegni, nessuno favorì la conoscenza in Europa della Valle d’Aosta quanto Edouard (Antoine-Edouard) Aubert (1814-1888). Delle sue numerose opere il lettore odierno è, però, particolarmente attratto dalle incantevoli descrizioni dei suoi spostamenti attraverso tutta la Valle anche attraverso tavole a colori e in bianco e nero. Molte di queste tavole sono state riprodotte nel volume “La Valle D’Aosta nei secoli” di Ada Peyrot (tipografia Torinese Editrice 1972). Esse sono la preziosa testimonianza storica dell’architettura dell’epoca, di monumenti, edifici e panorami oggi molto modificati se non addirittura distrutti […] come può dirsi della veduta e della descrizione del castello di Saint-Pierre che all’epoca dell’Aubert si presentava del tutto diverso da quello odierno. Eccone la descrizione. “Il castello“ situé au nord, et touchant presque aux maisons du village, est construit au sommet d’un bloc de rocher qui s’élève comme un cone isolé au milieu d’une prairie. Cette sorte de pyramide a pour ainsi trois étages distincys. Sur le premier, on voit quelques habitations au milieu desquelles se montre le presbytère; sur le second l’église avec, son vieux clocher élancé et majestueux; enfin, sur le troisième, le chateau dont les remparts inaccessibles semblent protéger encore le temple du Seigneur et les humbles demeures qui sont venues se grouper sous son abri tutélaire”. Una magnifica tavola dà visione di come si presentava il castello all’Aubert. È evidente quanto fosse diverso dall’attuale struttura che risale alla seconda metà del secolo scorso quando Emanuele Bollati che l’aveva acquistato nel 1873 e l’architetto Camillo Boggio l’hanno “manomesso trasformandolo – specialmente con l’aggiunta al mastio di quattro torrette angolari (che non hanno riscontro nell’architettura valdostana) – in un pasticcio alla Walt Disney (Andre’ Zanotto)”.
Estratto da: Anselmo Lucat “Edoardo Aubert e la Valle d’Aosta - Bulletin VII anno 2000 – Societé Academique Religieuse et Scientifique de l’Ancien Duché d’Aoste"

“Homené comprende tre villaggi, posti a poca distanza l’uno dall’altro: Homené di sotto (1464 m.), Homené di sopra (1500 m.) e Combellin (1582 m). Sono villaggi molto soleggiati, con una vista stupenda e raggiungibili sia da Saint-Pierre, attraverso la strada che risale la collina, che da Saint-Nicolas passando per Méod e Verrogne e ancora attraverso la strada dei Salassi, da Bellon. All’epoca in cui si riferiscono le nostre informazioni (anni 1920/30 fino al 1952), il villaggio era abitato da 18 famiglie di cui 11 solo ad Homené di sotto. Come era consuetudine in tutti i villaggi alti, alcune famiglie in autunno scendevano in basso mentre altre trascorrevano lassù tutto l’anno. Gli inverni erano particolarmente lunghi e, quando nevicava molto, bisognava provvedere ad aprire la strada. Per questo tenevano già pronti dei tronchi d’albero che legavano dietro i muli e scendevano a valle. Spesso, quando risalivano, la tormenta aveva già ricoperto la pista. Tutti gli abitanti facevano i contadini, coltivavano molto grano (segale e frumento sia invernale che primaverile ) e fieno e allevavano bestiame. Nel 1926 è stato costruito un mulino, ma non tutti gli abitanti del villaggio entrarono nel consorzio. Il villaggio possedeva poi un forno pubblico, costruito da Ceriano Sisto, ed uno privato. Non mancava poi la scuola, che non aveva però una sede propria, ma veniva ospitata un anno qui, l’altro là, presso le famiglie che avevano una stanza libera e quindi a disposizione […] Ad Homené di sopra c’era la capella, costruita nel 1600 da un certo Persod (forse parroco della parrocchia) […] È dedicata a Santa Margherita (20 luglio). Attualmente è stata un poco ristrutturata ed è stato rifatto il tetto. Ogni anno per la festa patronale, si faceva la festa tutti insieme. A turno un capofamiglia organizzava il pranzo, scendeva a prendere il Parroco e invitava due o tre cantori. Quel giorno si mangiava meglio del solito. La carne e il pane bianco si vedevano raramente “.
Tratto da: “Memorie – Villaggi e personaggi di Saint-Pierre – Vanda Champretavy – Supplemento a Melange – Dicembre 2003

“Nel decorso periodo bellico le aule scolastiche del palazzo delle scuole del Capoluogo sono state in varie riprese occupate dalle truppe di passaggio e di stanza in questo Comune per cui il materiale didattico ebbe a subire notevoli danni soprattutto i banchi e le carte geografiche. Ora si rende necessario provvedere all’acquisto del materiale concorrente e soprattutto alla fornitura di banchi. Mi sono interessato presso varie ditte onde conoscere il prezzo che le stesse praticano abitualmente per banchi di tipo ministeriali biposti, uguali a quelli già acquistati dal Comune di Villeneuve, e che sono stati forniti dalla ditta Gerard-David-Persod di questo Comune. Il prezzo si aggira sulle 6.500 l’uno esclusa la tinteggiatura e la tassa entrata, lo stesso potrà variare secondo il valore del legno. Il numero di banchi occorrenti per sistemare un’aula completa, onde procedere pure alla sistemazione uniforme delle altre, è di 25 (venticinque). La spesa quindi si aggirerà dalle 180.000 lire circa. L’onere non è indifferente e poiché la possibilità finanziaria del Comune non consente la spesa complessiva ritengo opportuno inoltrare una richiesta all’Amm.ne della Valle di Aosta per ottenere un contributo di L. 116.000 in considerazione anche che non si è richiesto alcun contributo integrativo al bilancio corrente esercizio. Per l’acquisto delle carte geografiche la spesa si aggira sulle L. 10.000 e saranno fornite direttamente, dalla sovrintendenza agli studi per la Valle”.
Relazione del Presidente del Consiglio comunale Berthod Edoardo presentata ai Consiglieri presenti: Persod Pacifico, Paillex Enrico, Luboz Dario, Micotti Renato, Neyret Emilio, Barmaverain Pierino, Gerbore Davide e Garin Beniamino ai fini dell’approvazione della deliberazione n. 80, in data 7 dicembre 1947

Il Gatta (Lorenzo Francesco 1798-1876, medico, ricercatore in campo vitivinicolo e ampelografico – membro della “Reale Accademia Agraria” di Torino) descrive accuratamente il vino-liquore, “vermiglio, gentile, odoroso, polputo, morbido” prodotto a Saint-Pierre nel famoso cru di Torrette. Il vino dei “terroirs” vitati di questo soleggiato comune si apprezza in Vallée da tempo immemorabile: già nel 1506 i canonici del Gran San Bernardo si approvvigionavano in questo “terroir” come ricorda un’acquisizione di vino fiorino versato a “petro Vincenti pro expensis suis faciendo questas vini Sancti Petri”.  La “renommée”, a Saint-Pierre, del cru di Torrette doveva essere ben antecedente alla descrizione del Gatta (1836) anche se le testimonianze reperite rimontano […] solo al XIX secolo: nel 1811 il francese D’Aubuisson, testimonia della qualità del “vin très chaud” dei cru di Saint-Pierre: ”Les vignes les plus élevées de la vallée d’Aoste, et vraisemblablement de toute la France sont au-dessus du village de Saint-Pierre, en face de Villenueve sur une montagne exposée au midi; elles s’élèvent au-dessus de la mer, jusqu’à 610 toises […] le vin provenant de ces vignes si élevées a peu de force, mais il n’est pas de même de celui qu’on retire des vignobles de Saint-Pierre même; il donnent un vin très-chaud, et sont cependant à 400 toises. Il Ragazzoni segnala, nel 1838, che “diversi vini squisiti si fabbricano in valle d’Aosta, quali il torretta di s.Pietro. Un anno dopo il canonico Orsières ricorda come a Saint-Pierre si produca un “Bon vin rouge connu sous le nom de Vin de Torrette.” […] Il successo del Torrette superò i confini nazionali: il francese Antoine Claude Pasquin Valery nel 1843 riporta che "les vins de la vallée sont estimés. On distingue le vin de la dorette (Nd.R: torrette), stomachique, parfumé.” […] Il vino Torrette prendeva il suo nome dal nome della piccola regione vitifera del Torrette, "breve pianura" posta sul versante sud-ovest del Monte Tole. A levante, ed a breve distanza di San-Pietro, villaggio posto sulla via di Cormaggiore, e lontano 7,660 metri da Aosta a rincontro della montagna detta Costa di Briano (côte de Brian), e da questa per una piccola valletta diviso, sorge un poggio, la cui circonferenza sarà di 5 kilometri, e la vetta alta più di due centinaia di metri: si è questo il monte Tole, che se salgasi dalla parte di meriggio, ad un terzo del disagioso cammino offre una breve pianura detta di Torretta, inclinata ad ostro, e difesa dalla parte di tramontana da un'alta roccia tagliata quasi a picco […] Il Tole presenta un chiaro esempio della facilità con cui nelle regioni montagnose si passa rapidamente da uno ad un altro clima”.
Tratto da “Saggio sulle viti e i vini della Valle d’Aosta – approfondimenti di Rudy Sandi - R. Sandi editore 2014

“Le 8 janvier (1911), après quelques jours de dévouement, s’est constituée avec grand succés une “Societé ouvrière de secours mutuel, sous le titre de “L’union des Saimperrolains”. Les résultats ont étés les suivants: Président d’honneur: M. le Chev. Louis Lanier, Président effectif: M. Battistolo Louis, Vice-Président: M. Fenoil Joseph; Membres du Conseil: MM. Lale-Lacroix Juste; Arnod Pierre; Bérard  Louis; Ferrère Louis et Paillex Joseph-Elie. Syndics: MM. Gerbore Jean Baptiste, Fenoil Emmanuel et Pallais Justinien. Secrétaire : Rossan Jean-Baptiste. Heureux du début satisfaisant, on se fait un devoir d’informer les chers compatriotes émigrés, qui ont à coeur leur pays, espérant qu’ils accueilleront avec des sentiments favorables cette noble initiative, en contribuant efficacement au bien-être de la Société.  Le Président : Louis Battistolo. La “Societé Ouvrière” nacque per rispondere all’esigenza di una nuova organizzazione della solidarietà tra individui in una società, quella dei primi anni del novecento, in corso di industrializzazione, caratterizzato da accentuate disparità socio-economiche e da una carente, se non assente, tutela sociale del lavoratore e del suo nucleo familiare; La “Societé Ouvrière” costituisce, sul territorio comunale di Saint-Pierre, la prima esperienza “democratica“ di autogestione finalizzata a “consolider les liens de fraternité qui doivent exister entre enfants d’une même Commune” e  a “prêter tout l’appui moral et matériel aux membres de la Société dans le cas de maladie” come esplicitato dall’articolo  2 dello Statuto della Società stessa”.
Estratti da : “Le Mont-Blanc du 20 janvier 1911” – Presentazione della proposta di deliberazione da parte del Sindaco Giuseppe Jocallaz “Intitolazione della nuova scuola elementare sita in Località Ordines” (D.C. n. 4 del 20 marzo 2000)

La storia del Museo Regionale di Scienze naturali, ospitato nel castello di Saint-Pierre fin dalla sua istituzione, nel 1985, è profondamente legata allo sviluppo della cultura scientifica e delle scienze naturali in Valle d’Aosta. Il Museo nasce ai primi del Novecento, su iniziativa della Societé de la Flore Valdôtaine, un’associazione fondata a metà dell’800 da un gruppo di religiosi, gli “abbés savants”, animati dal grande interesse per la storia e le scienze naturali. A loro si deve il proliferare degli studi in ambito botanico, geografico, mineralogico e faunistico e le molte raccolte di reperti che hanno costituito il nucleo delle prime collezioni storiche del Museo. Per rispondere all’esigenza di riordinare i numerosi reperti e le collezioni accumulatisi negli anni, nel 1905 nacque il Musée de la Flore Valdôtaine, un museo societario affidato alle cure del primo conservatore, il canonico Pierre-Louis Vescoz. Le alterne vicende storiche della prima metà del secolo scorso costrinsero il Museo a numerosi trasferimenti di sede, fino alla cessione, nell’approssimarsi della Seconda Guerra Mondiale, a titolo di prestito, di gran parte delle collezioni alla Scuola Militare Alpina. L’evento bellico indusse la Societé de la Flore Valdôtaine, a sospendere ogni attività, fino ai primi anni ‘70, quando le collezioni vennero recuperate e trovarono posto, per un breve periodo ad Aosta, nella cappella di Saint-Laurent. Nel 1985 la Legge regionale 20 maggio 1985 n.32, istituì il Museo Regionale di Scienze Naturali che, grazie alla disponibilità del Comune di Saint-Pierre, trovò sede nel castello omonimo.
Tratto da “Il nuovo Museo regionale di Scienze naturali della Valle d’Aosta: il luogo dell’immaginazione”. S. Tutino, V. Botti, F. Guglielmo, F. V. Navillod - Museologia Scientifica Memorie – Marzo 2024 n. 23

“Dzi comancha a fée la martchanda à cinquantacinq ans quand dze si reustée vèva. Dzaiò po de moyen pe vivre ni de penchon et gnenca voia  d’allè serventa. Adon, vu que dze sio todzoo reustée d’un lo commerce, ni decido de me procure à vivre pai. Dze trailloo totte le sèison mi halla que lii pi fou-a,  lii l’iveue perqué le fenne l’ayon pi lo ten de reusté à meison et arendji le bague que  d’etzaten. Dz’allo daperto tchica: à Tzesalet, Saro, i s-Amaveulle, à Runa, Derby, la  Sola (quanque i tza-hi)  et Mordzé. Ni jami vendu a S.Pierre perqué me sembloo drolo. Me sembloo, vu que  n’aio todzoo ai la beutecca hè de lei demandé lo pan. N’ayons du clioure la beutecca l’an 43, perquè i tsa-hi liion le “fachiste” et nou-he garcon liion tcheutte partisan. N’ayon bien maten no defendre di solda et adon n’en to queutto. Ni fa la marchanda pe dou, tri s’ans, apri lè arééte la penchon….. Dze vendjo de to tchica ma surtou de bague levette: de pigno, de fi à sarsi, de boton, de motchei, de s’epeungue, de lastique, de llian de botte. Coutche coup artoo de teillaa blantze mi renque se me la demandaoon. Dze me tzartoo pò tro perqué fyo bien de tzemeun à pià. Dze veutoo to dedeun an téila: fyo le provjan lo demace eun Veulla et vardoo le bague yèi n’ayon la beutecca devan.  Partcho lo mateun ato lo tren de sat-èire et tornoo la nata to hii de cinque. Le premier ten son i-ho bien deue surtou lo nat quand tornoo et troo to vouido to fret. Le cliante lion totte de campagnarde comme mé. Me l’amoon bien (bien choen bèyo lo cafi avoui leue) perqué dzayo bon caratèo et bon umeue. Lo mateun quetoo à méison le deplèisi et prégno lo bon caratéo. Lo nnat féjo torna dzandzo […] Un cou d’iveue si alléte a Ven. Quand si i-hete su damon Clay l’a comentcha lo cuisse. Sayo pomi yèi aloo. A fouce ni vu lo clioutchi adon dzi contenta. Halla  na dzi drumé  i bèi avoui le vatze et le dzeleunne.”
Marchanda ambulanta – Bianquin Maria Cesarina (1900) - 26ème Concours J. B. Cerlogne  Ecole Elémentaire de Saint-Pierre  (troisième classe) - Mèlange luglio 1988

“ I cittadini di Saint-Pierre che presentavano i requisiti per votare sono una minoranza: nel 1879 su una popolazione di 1490 (10° comune della Valle) i proprietari di censo necessario per essere iscritti nelle liste elettorali per le elezioni amministrative sono solo 228 mentre per le politiche scendono a 17 […] La situazione economica è senz’altro grave sia per la popolazione che per il comune. Quest’ultimo non può contare né su cospicue proprietà né su rendite particolari: i suoi introiti si riducono alle tasse, a qualche affitto, ai sussidi, mentre le uscite sono rilevanti. Tra le voci gli stipendi, l’esborso di somme cospicue per l’ospedale di Aosta e per il servizio delle truppe. Ad es. il 17 giugno 1800 il nostro comune ha fornito per questi due ultimi scopi “3 charges de vin (giudicato -peraltro- di mediocre qualità). L’insolvenza del consiglio comunale costringe il 19 dicembre 1808 il sottoprefetto “des arrondissements d’Aoste” ad inviare una lettera al sindaco in cui si dichiara che il Comune sarebbe stato perseguito giuridicamente per insolvenza di una somma di L. 9.873,710 in capitoli e di L. 1.727,16 di interesse. Il 5 gennaio 1809 il Comune risponde di essere nell’impossibilità di coprire il debito. Del resto nell’inventario dei beni comunali del 25.05.1809 al sindaco Bressan Jean Pierre – nominato dal sottoprefetto in sostituzione del defunto Persod Louis Maurice – vengono consegnati i seguenti: un tappeto piccolo in lana dai diversi colori, 2 piccoli tavoli di legno bianco con 2 seggiole di noce, la chiave della sala comunale, il registro dei conti del comune dal 1783 al 1807, la tavola grande dei beni immobili”. Oltre a dibattersi in difficoltà economiche  il Comune deve affrontare “les discordes et les insultes” tra i proprietari per l’utilizzo delle acque e un vero e proprio flagello costituito in passato dal fenomeno “incendio”.
Tratto da: Il passato storico “Dalle comunità al Comune” Pia Borney - “Saint-Pierre” - Musumeci 1993

“Dal giorno 15 settembre anche Saint-Pierre ha la sua Pro Loco! Dopo vari incontri tra le associazioni di volontariato e di prove di collaborazione, come il Carnevale dei bimbi nel mese di marzo e la festa delle associazioni svoltasi il 10 settembre, si è deciso di costituire la Pro Loco, visto che la voglia di farne parte non manchi. La neocostituita Pro Loco si prefigge di creare un certo numero di manifestazioni diluite nell’arco dell’anno in modo da poter aggregare il più possibile la popolazione. Durante l’Assemblea generale, sono stati eletti i componenti del Direttivo che avrà il compito di gestire tutte le varie attività dell’associazione. Sono stati nominati a far parte del Consiglio i signori: Chioso Mario (presidente), Domaine Marino (vicepresidente) Sapegno Andrea (tesoriere) Besenval Claudio (consigliere) Carlin Piero (consigliere e rappresentante del comune) Chabod M.Louise (consigliere) Lale-Murix Diego (consigliere) Montesano Mirella (consigliere) Saccani Gianluca (consigliere). È stato nominato come segretario (fuori dal direttivo) il signor Del Negro Sergio. L’impegno è grande, però, con la buona volontà e con la collaborazione di tutti, si riuscirà di sicuro a preparare delle cose belle per il nostro paese ed anche per i turisti che scelgono Saint-Pierre per le loro vacanze.” firmato Mario Chioso.
Estratto da: Bulletin Paroissial du Diocèse d’Aoste – Paroisse de Saint-Pierre – XLI ème Année n.12 – Décembre 2000

Le fiere del bestiame sono eventi tradizionali che affondano le loro radici in tempi antichi. Questi eventi non sono solo luoghi dove gli agricoltori e gli allevatori possono vendere e comprare animali, ma rappresentano anche un’occasione per le comunità rurali di riunirsi, condividere le conoscenze e mantenere vive le tradizioni locali. Due secoli fa la Valle d’Aosta era una terra di allevatori: a fine stagione tutti scendevano a valle per vendere il bestiame o acquistare capi nuovi. Una tradizione che parte da lontano. Il 25  novembre 1968 il Sindaco di Saint-Pierre (Charrère Oreste) “fa presente al Consiglio comunale come da più parti sia stata avanzata richiesta per la istituzione in questo Comune di un’altra Fiera Autunnale del bestiame da tenersi nella IIa quindicina di novembre di ogni anno, detta istituzione è motivata non soltanto da ragioni d’indole finanziaria, ma soprattutto da questioni di indole pratica, rimanendo altra ed ultima occasione per la popolazione di St.Pierre e dei comuni limitrofi di poter commerciare (acquistare e vendere) il bestiame per la stagione invernale […] preso atto che le fiere effettuate nel Comune di St.Pierre sono le più importanti della zona ed ormai pressoché le uniche, considerato che nei comuni limitrofi o non si effettuano affatto o sono di poco conto per lo scarsissimo numero di bovini portati e per le contrattazioni pressoché nulle […] che detta fiera potrebbe essere fissata per il 17 novembre dato atto che in tale giorno non risulta ricorrano nei comuni viciniori, fiere di bestiame o mercati settimanali di certa importanza che possano minimamente compromettere la riuscita”. Il Consiglio approvò il giorno stesso l’Istituzione di un’altra “FIERA AUTUNNALE” del bestiame a Saint-Pierre, il 6 aprile 1969 il Presidente della Giunta Regionale decretò: “Il Comune di Saint-Pierre è autorizzato ad istituire un’altra fiera del bestiame da effettuarsi il giorno 17 novembre di ogni anno nel capoluogo del predetto Comune.
Tratto da: TGR VDA 17.09.2023 Chiara Beria – Consiglio Comunale deliberazione n. 200 del 25 novembre 1968

La convocazione dei cittadini italiani alle urne per le elezioni comunali del 1946 indette a seguito del decreto legislativo luogotenenziale del 7 gennaio 1946 per la ricostruzione delle amministrazioni su base elettiva non potè essere fatta in un’unica data valida per tutto il paese. “Il 10 gennaio 1946 il Consiglio “Valle d’Aosta” deliberò ad unanimità, da un lato di ripristinare nella loro forma originaria i nomi delle località che erano stati soppressi o modificati dal regime fascista e, dall’altro, di indire il referendum a maggioranza numerica delle firme al fine di procedere alla ricostruzione dei Comuni esistenti in Valle prima del 1922. In successive adunanze saranno ripristinati tutti i 73 Comuni […] e sarà in questi 73 Comuni che, tra il 17 novembre 1946 (nella bassa e media Valle) ed il 24 novembre 1946 (Aosta e alta Valle), i cittadini valdostani si recheranno alle urne. Si tratta delle prime elezioni amministrative dell’Italia post-fascista, che si svolgeranno subito dopo il referendum istituzionale e le elezioni dell’Assemblea Costituente del 2 giugno 1946”. “Delle due liste locali presenti a St-Pierre una, s’è detto, reca il simbolo dell’U.V., l’altra è la lista della spiga: per effetto dei voti ottenuti esse conquistano, rispettivamente, 7 e 8 seggi. La ripartizione delle cariche, forse grazie ad un accordo preelettorale, muta nel corso della legislatura. All’inizio la carica di Sindaco è affidata ad Edoardo Berthod, della lista della spiga, che ha due suoi esponenti, Pacifico Persod e Dario Luboz, in giunta: due assessori, Renato Micotti ed Enrico Pailllex sono dell’U.V.: all’atto delle dimissioni di Berthod, che si presenta candidato alle elezioni regionali del 1949, lo sostituirà Paillex ed al posto di questi subentrerà Armico Lale-Démoz della lista della spiga”.
Estratti da: Piero Lucat “I Comuni dal 1945 ad oggi” in Le rôle des communautes dans l’histoire du Pays d’Aoste - Musumeci 2006 – Paolo Momigliano Levi - Le elezioni comunali del 1946 in Valle d’Aosta – Les élections communales de 1946 en Vallée d’Aosta – Musumeci 1997

“Con l'aiuto di Camillo Bochet e di Adolfo Jordaney, sono riuscita a ricostruire un pezzetto di storia, che prese forma tra le nostre montagne. Sulla chaux e Paletta vigevano leggi severe, che tutti coloro che usufruivano dei pascoli dovevano rispettare. Il bosco e la chaux appartenevano al consorzio di Verrogne-Homéné-Combelin. Nel 1810 si fece la divisione in 57 liste del bosco tra i singoli consortisti, per l'utilizzazione delle piante e della legna da ardere. Il diritto di pascolo rimaneva come in passato: il consorzio di Verrogne-Homéné-Combelin ne aveva diritto per non più di 45 manzi. Era assolutamente vietata la monticazione delle capre, per evitare danneggiamenti alla vegetazione. Questa particolare divisione di proprietà fu necessaria per porre termine alle discordie che si erano create fra i consortisti. Si deve infatti sapere che, in passato, si bruciava la legna per ricavare il carbone e quindi commerciarlo. Le famiglie poco numerose non sempre avevano la possibilità di andare nelle tsarboui, spiazzi, (che ancora oggi si possono scorgere nel bosco), in cui la legna veniva arsa, e venivano quindi ingiustamente private della legna che spettava loro di diritto. Alla chaux e Paletta potevano accedere, con i propri animali, solo gli abitanti di Verrogne, Homéné e Combelin che vi possedevano case e terreni (feu et chaînes). Da questi luoghi, a seguito di un grave avvenimento, trae origine un vecchio detto, in dialetto: tchandji un pan pan seraille cioè "scambiare il pane per una paratoia". Infatti, quando nel 1564 franò una parte della montagna di Becca-France, seppellendo l'intero borgo di Touraz, i villaggi di Verrogne, Homéné e Combelin dovettero pagare ali abitanti di Sarre un pegno in grano perché, dopo l'incidente, Sarre era stata privata dell'acqua del ru de Breyan, che ora andava ad alimentare solo parte di Saint-Pierre. Questa legge ebbe validità per ben 250 anni, fino a quando Napoleone l'abolì”.
Vanda Champrétavy - Memorie, villaggi e personaggi di Saint-Pierre - Supplemento al N. 3 di "Mélange" - Dicembre 2003

A partire dagli anni Cinquanta le condizioni di vita generali della popolazione valdostana iniziarono a cambiare. Molte novità incominciano ad entrare rapidamente nel vissuto familiare: diffusione della motorizzazione, degli elettrodomestici, della radio e della televisione […] Il progressivo ampliamento dei mercati e dell’economia in genere, il progresso scientifico e l’innovazione tecnologica si accingono a modificare ulteriormente la vita dell’intera società. A distanza di oltre 60 anni appaiono, in tal senso, particolarmente significativi del successivo cambiamento alcuni provvedimenti approvati dal Consiglio comunale di Saint-Pierre all’inizio degli anni Sessanta. Il 2 ottobre 1963 il Consiglio comunale sotto la presidenza dell’allora Sindaco sig. Lale Gerard Vincenzo “attesta la necessità di acquistare il fabbisogno di carbone per il riscaldamento delle scuole e degli Uffici comunali durante la stagione invernale 1963/64” delibera “ di richiedere l’autorizzazione al Sig. Presidente della Giunta regionale a poter acquistare il fabbisogno di combustibile sopraindicato a trattativa privata dalla Ditta Padroncini Santino sulla base del prezzo massimo di £. 2150 al quintale”. Altrettando degna di interesse è la successiva delibera del 17 dicembre laddove: “accertato che a seguito dell’attivazione del Posto Telefonico Pubblico di Vetan, si rende ora necessario fissare al gerente di detto Posto Telefonico Pubblico un compenso annuo, in analogia a quanto di già fissato per i gerenti del Posto Telefonico Pubblico del Capoluogo e della frazione di Rumiod”. Il Consiglio comunale deliberò di “corrispondere al sig. Dossan Vittorino, gerente del Posto Telefonico Pubblico di Vetan, un compenso annuo di lire 10.000, a datare dall’anno 1962”.
Fonte: Archivio deliberazioni comunali

L'antica dinastia dei Saint-Pierre seppe resistere alle prepotenze dei Bard e dei loro eredi continuando ad occupare l'esiguo spazio sul colle che domina il paese. Estinto il casato, il castello passa al savoiardo Jean Vuillet. Ma chi era Jean Vuillet ?
“Un Valdostano, Giovanni Vuillet, che per 47 anni sostenne onoratamente dignità e cariche di Stato […] Egli fu chiamato alla Corte di Savoia nel 1499 da Filiberto Il e coprì primieramente l'ufficio di maggiordomo; in processo di tempo fu innalzato a quello di uditore e di Consigliere della Corona (Conciliario); Carlo II con decreto del 4 novembre 1521 lo nominò “primarioque secretarie”. (Segretario di Stato) Questa carica non esisteva per l'addietro; il Duca, nell'istituirla e nel chiamarvi il Vuillet a coprirla, riconosce i meriti, l'illibata onestà e la provata devozione di lui. Giovanni Vuillet il 12 settembre 1507 contrasse matrimonio con Guglielmina (ultima erede dei Saint-Pierre) figlia di Jacopo Seigneur de Saint Pierre en Châtel Argent et de la Tour des Crêtes. Guglielmina non aveva fratelli, ma una sorella, Francesca, «pesante et matérielle (sic)» che morì nubile. Il contratto di matrimonio fu celebrato a Torino “in parva camera cubiculari existente in superiori parte a latere domus palatii archi episcopalis”. Il duca di Savoia, che aveva presenziato il contratto, diede in tale lieta congiuntura infeudazione agli sposi della signoria di St-Pierre en Châtel Argent “pour en jouir après la mort du respectif père et beau père, et aux mêmes conditions.  Pour donner plus de force à cet acte, le seigneur Jacques fit encore l'année suivante (15 septembre 1508) en faveur de son beau fils, une donation de tous ses biens […] Enfin pour que tout concouru à l'entier établissement de la famille Vuillet en vallée d'Aoste, le même duc Charles accorda à Jean Vuillet pour lui et ses hoirs mâles de lui descendants jusqu'à l'infini, la parité des terres, sous les mêmes conditions que la tenaient les seigneurs de Sancto Petro, et ce par patentes données à Chambéry le 24 mai 1516. […] Le Seigneur Jacques de St-Pierre qui, par testament du 28 avril 1513, avait institué son beau fils son héritier universel, mourut le 26 février 1529 au milieu de ses enfants et de ses petits enfants.
Estratto da: “Storia della Valle d’Aosta” Tibaldi Tancredi – Aoste Imprimerie 1978

“ ….È ancora una squadra della Verraz, guidata da Renzo Ottoz, a compiere il 7 settembre 1944 un ardimentoso attacco. Mediante una delle famose V2 collocate sulla statale Aosta-Courmayeur nei pressi di Saint-Pierre, viene fatto saltare un automezzo che trasporta truppe: sette tedeschi sono uccisi e nove feriti. È uno dei colpi più duri inflitti in questa zona dai partigiani ai nazifascisti. Il comando tedesco decide di rispondere non con un rastrellamento, i cui esiti sono sempre incerti, ma con una rappresaglia ancora peggiore. Un gruppo di civili e partigiani catturati in vari rastrellamenti (Giuseppe Camos, Antide Crétier, Giovanni Battista Amato Crétier, Giovanni Charrière, Giuseppe Déanoz, rastrellati a Moron, e Marcello D'Hérin del Duroux) viene prelevato dalle carceri di Aosta, trasportato sul luogo dell'attacco e fucilato il giorno stesso, assieme a due civili, Antoine Molon e Callisto Pallais. Una sessantina di abitanti di Saint-Pierre è costretta ad assistere all'esecuzione”.  
Tratto da: Roberto Nicco, La Resistenza in Valle d'Aosta, Musumeci, 1995, p. 219

“Nel momento in cui mi accingo a lasciare l'incarico ricevuto nel 1976 di presidente del Consorzio di Verrogne, consentitemi, cari amici, di fare un po' il consuntivo del Consorzio […] Nel 1976 si cercò di coinvolgere tutti i frazionisti per una giornata a "corvé" a cui aderirono la maggioranza dei frazionisti per il ripristino dell'alveo del torrente ed il rifacimento dei ponti in legno che attraversano il torrente medesimo. Pulizia delle strade interne che l'incuria del tempo aveva reso alquanto indecorose per tutti. Lo scopo principale di questa giornata a "corvé", oltre a rappresentare un utile per il villaggio, era il riappropriarsi di un valore antico, perso per troppo tempo, dei lavori già eseguiti a "corvé" dai nostri antenati là dove ferveva una vita sacrificata, dura, ma pur felice di sopravvivenza del tempo andato. Il ritrovarsi insieme tutti quanti, dopo tanti anni, credo sia stata cosa utile, specie in questa società di consumo, individualista al massimo, che ci fa dimenticare, troppo spesso, il vero senso dei valori della vita di comunità. Le testimonianze lasciateci nel villaggio dai nostri avi sono là a ricordarci tutto questo. Sta a noi farci interpreti attivi in continuazione, di un patrimonio culturale di testimonianza, dell'ingegnosità nata dall'esigenza […] A volte si deve operare in sordina, mediando le parti per arrivare allo scopo, nell'immediato e col tempo inesorabile della rovina che si abbatte sulle cose […] St. Pierre, 7.2.83 Un consortista di Verrogne: Dacisio Luigino”
Estratto da: Melange anno 2 nr.4 -marzo 1984

“Nel corso dell'Ottocento la rete stradale di Saint-Pierre si arricchisce con la costruzione di nuovi tratti, quali Ru Creublez-La Croix de Goillet, strada di Croix de Goillet, Rumiod-Vétan di sotto […] ll mantenimento delle strade impegna l'Amministrazione finanziariamente non solo per quelle comunali ma anche per quella regia. Nella seduta del 28.5.1875 il Consiglio delibera la costruzione d'un nuovo tratto di strada comunale d'accesso alla nuova strada nazionale del Borgo per gli abitanti dei villaggi alti. Agli inizi degli anni 1880 vengono apportate modifiche alla strada che dalla piana collegava i villaggi di Homené e Verrogne. Nel 1891 gli abitanti di Charrère, Breyes e Bachod domandano di ottenere l'allargamento del sentiero che mette in comunicazione Breyes e Bachod, non avendo essi stessi i mezzi per farlo. Nello stesso anno gli abitanti di Etavel, Berchez e Praulin chiedono che venga migliorato il tragitto Tâche-Ru Creublet in stato deprecabile.” Anche nell'assistenza l'attività comunale diventa più intensa: “dal 15.5.1858 è sottoscritto l'abbonamento con un medico per i poveri del Comune; il 12.5.1860 si propone una nuova legge sul vaccino, è fatta prescrizione di norme igieniche da tutelare. Ciò non toglie che nell'inverno 1861-62 scoppiasse a Saint-Pierre la febbre tifoidea che infierì per più di due mesi e colpì più di 30 famiglie, tra le più povere. A questo punto il Consiglio decide di rivolgersi al re d'Italia, gran maestro dell'ordine di S. Maurizio, di accordare "à cette pauvre commune" il sussidio per le spese di assistenza degli ammalati, in cambio gli abitanti non avrebbero mancato di pregare per lui. Si ritorna sullo stesso argomento nella seduta del 5.9.1862: considerata la povertà dei colpiti da tifo - incapaci di fronteggiare le spese d'un medico - si ordinava che medicine e rimedi fossero a carico del Comune”
Tratto da “il passato storico“ di Pia Borney – in Saint-Pierre - Musumeci 1993

“Il Congresso Eucaristico Diocesano di St-Pierre si è concluso domenica scorsa, ma il suo ricordo e il suo influsso benefico rimarranno a lungo. Preparato con cura da vari mesi, esso ha avuto un esito quanto mai lusinghiero e, sotto certi aspetti, superiore al previsto. Migliaia e migliaia di fedeli - secondo i giornali quotidiani oltre dodicimila - hanno partecipato alle solenni celebrazioni di chiusura e sono ripartiti con l'animo pieno di vive emozioni e di santi propositi. Ciò che forse più merita rilievo è l'atmosfera di cordialità e di raccoglimento propria di tutta la giornata: gente venuta dai punti più lontani della Valle ha subito fraternizzato con coloro che già erano arrivati, avendo tosto l'impressione di trovarsi come in una grande famiglia […] La banda musicale di Issogne, diretta dal Parroco Don Tondi, segnò con le sue note i punti più salienti della giornata; nel pomeriggio le si unì amica quella di St-Vincent, paese originario del Parroco Don Fosson. […] Sul palco, le Autorità si collocarono accanto all'altare, ai piedi del bel crocifisso, che campeggiava sullo sfondo di damasco rosso, con un effetto meraviglioso; il sindaco di St-Pierre, cav. Paillex, porse loro il saluto a nome di tutta la popolazione […] In quella marea di fedeli gli abitanti di Saint-Pierre sembravano scomparire; ma in realtà erano presenti - e bene visibili - i risultati delle loro pazienti fatiche: gli addobbi, le ghirlande, i fiori, gli archi, le ornamentazioni di vario genere e di ottimo gusto: non c'era casa che non fosse stata trasformata in una specie di giardino pensile, dai colori vivissimi, con un ottimo effetto: quando, nel pomeriggio, la processione sfilò lungo il percorso di vari chilometri, i fedeli ammirarono con compiacimento le abitazioni dei Sainpierroleins ornate con finezza e con sfarzo allo stesso tempo.”
Estratto da Corriere della Valle d'Aosta del 10 maggio 1956

“Un document intéressant s'offre à nous, le 14 février 1005. C'est un contrat de permutation entre les deux frères prélats Burchard II et Anselme III. L'évêque d'Aoste, par son avoué Vuido, céda à l'abbaye de Saint-Maurice toutes les possessions situées dans le comté d'Ottingen, provenant de sa mère et antérieurement du roi Conrad. De son côté, l'archevêque, au nom de l'abbaye de Saint-Maurice, concéda à son frère différents mas qu'elle avait à Aoste, entre autres à Bibian et à Paravère. « Unum mansum de Breianto (ancien hameau de Saint-Pierre) aliud in Paliano (Pallein ?) tercium in Adalgiano, quar-tum in Rosiano (Rochères?), quintum in Ragiano, sextum in Bibiano cum suis pertinentiis et pratum unum in Sparaveria» (Paravère). Dans cet échange les deux parties recherchaient évidemment leurs avantages réciproques“ […] “Il documento porta la data del 14 febbraio 1005. In esso sono enumerate le proprietà cedute fra cui compaiono fattorie "in Bibiano (Bibian) cum suis pertinentiis et pratum unum in Sparaveria (Paravère) et unum mansum de Breianto". A proposito di questo ultimo toponimo Mgr. Duc spiega: "ancien hameau de Saint-Pierre". É molto probabile che si tratti di Bressan il cui nome compare in un documento del 1369 nella forma "Brezano".
Tratto da: Monsignor Joseph-Auguste Duc, vescovo di Aosta, "Histoire de l'Eglise d'Aoste", Vol.1 e A.V. Cerutti “il territorio e la sua gente” – Saint-Pierre – Musumeci 1993.

“La nouvelle route du Genie Militaire, de Saint-Pierre à St-Nicolas, terminée; c'est une des plus belles routes de notre Vallée. La main d'œuvre a été fournie d'abord par les soldats alpins qui y ont travaillé pendant 2 mois. Les autres travaux: murs, canaux, terrasses, soutainements, ont ete confiés à l'entreprise Branduzzi, sous la direction du génie militaire. La route mesure 5 mètres de largeur, et 8 kilomètres de longueur de Saint-Pierre à Saint-Nicolas. La route est de 8%. Il y a deux ponts splendides en ciment modelé, sur le torrent de la Crête et sur le torrent d'Evian”(1914) […] Le 8 mars 1915 “Une auto de la SVAT vient faire une apparition: c'est la première auto civile qui passe par la nouvelle route”.
Estratti da: Le messager Valdotain – Almanach illustré 1914-15

Si sa quale grande importanza ebbero le cappelle simbolo delle Comunità. Disseminate in tutti i villaggi alcune sono cadute in rovina e sono scomparse altre hanno acquistato funzioni diverse come quella dei Penitenti. “Cappella della “Confrerie” del Santo Sacramento. Intitolata a S.Giuseppe. Si ignora la data di costruzione ma da una documentazione risulta che:” Elle a remplace’ la Chapelle de La Barma en 1644”. Da quando i fondi della “Confrerie” del Santo Sacramento furono adoperati per la ricostruzione della Chiesa (1872), questa Cappella è stata un poco dimenticata. Nella parte ovest del fabbricato vi è un alloggio di considerevole ampiezza, abitato fino agli inizi del 1960 (fam. Cristofoli). Possiede una sacrestia quasi grande come la Cappella. Fin dall’inizio secolo la Curia prospettava la sua trasformazione in un salone per varie opportunità. Veniva però usata nei periodi che i vari lavori venivano fatti nella Chiesa Parocchiale e per le riunioni della “Confrerie” del Santo Sacramento e delle Figlie di Maria. Tutti i venerdì di quaresima veniva celebrata la messa con il canto “Stabat Mater”. Si officiava anche la messa cantata con la benedizione nei giorni di S.Giuseppe e S.Anna. Negli anni 1960/70 fu anche utilizzata dai giovani per delle manifestazioni teatrali, anche ben riuscite”.
Fonte: Archivio comunale 2024– Gruppo A.N.A. St-Pierre “S.T. E.Bochet”

Anni ’50-’70: la meccanicizzazione e i primi elaboratori. Nel 1958 venne istituita la Commissione per la meccanizzazione e l'ammodernamento dei servizi della pubblica amministrazione presso il Provveditorato generale dello Stato. […] In quel periodo, gli uffici delle amministrazioni, soprattutto quelli dedicati alla ragioneria, erano caratterizzati dalle macchine perforatrici, gli strumenti attraverso i quali venivano praticati i fori sulle schede meccanografiche. […] L’Italia grazie anche ai finanziamenti ricevuti con il Piano Marshall era sicuramente all’avanguardia nella meccanizzazione degli uffici pubblici. Nell’anno 1968 venne avviato il processo di meccanizzazione del servizio elettorale ed anagrafico nel Comune di Saint-Pierre. Il Consiglio comunale: “Preso atto come il servizio elettorale ed anagrafico siano divenuti tra i più complessi e delicati fra quelli che sono chiamati a svolgere gli uffici Comunali e quindi - effettuati con mezzi tradizionali - impegnino in modo oltremodo gravoso i Dipendenti in modo da porli in difficoltà per svolgimento regolare e tempestivo degli altri molteplici servizi […] per ovviare a tale stato di cose e per garantire maggior precisione nella trascrizione dei documenti sia elettorali che anagrafici, possa ritenersi oltremodo utile la meccanizzazione dei servizi stessi;” in data 16 settembre 1968 deliberò di richiedere al Presidente della Giunta Regionale l'autorizzazione al acquisto del materiale relativo e necessario alla meccanizzazione del servizio elettorale ed anagrafico, a trattativa privata, presso la Ditta F.lli Colombino di Torino per conto della rappresentata Ditta S.I.M.I. di Milano alle condizioni di cui al suo preventivo in data 26/8/1968 ed in particolare ai prezzi seguenti: macchina punzonatrice a mano £450.000, macchina stampatrice a mano £.370.000, 2 armadietti a 6 vani con cassetti (servizio elettorale) £.60.000, 2 armadietti a 6 vani con cassetti (servizio anagrafico) £.60.000, 1100 targhette punzonate a £.75 c. (servizio elettorale ) £.82.000, 1200 targhette punzonate a £.75 c. (servizio anagrafico) £.105.000, 400 targhette da punzonare (per scorta serv.elett.-anagr.) £.15.000.
Estratti da: Storia dell’informatica, digitalizzazione e intelligenza artificiale nella Pubblica Amministrazione italiana. F.Aztori – Archivio comunale Consiglio Comunale n.191/1968.
https://www.researchgate.net/publication/357449019_Storia_dell'informatica_digitalizzazione_e_intelligenza_artificiale_nella_Pubblica_Amministrazione_italiana

“All'inizio del secolo, (1915 - '18 circa) Vetan era un agglomerato di case, come ora. Portava già il nome Vetan di sotto, Vetan di mezzo, Vetan di sopra. Le case, attraverso gli anni, hanno subito delle ristrutturazioni, ma non così radicali per cui, con un piccolo sforzo di fantasia, le possiamo ancora immaginare: case di pietra, ad un solo piano, con tetti in losa, balconi in legno, finestre piccole, stradine tra una casa e l’altra, tra un villaggio e l’altro. Oltre Vetan di sopra era il regno degli animali e dei pastori. All'interno dei villaggi si potevano vedere fontane da cui sgorgava l'acqua fresca, orticelli recintati da staccionate irregolari, gruppi di bimbi che giocavano e, a sera si sentiva profumo di legna arsa nelle vecchie stufe o nei camini. Vi abitavano 22 famiglie, 20 del luogo e 2 di fittavoli, in tutto un centinaio di persone. Vivevano lassù tutta l'estate e scendevano chi a Rumiod, chi più in basso, verso il 15 gennaio per risalirvi a metà marzo. A Vetan di mezzo c'erano la latteria e il forno. La prima aveva regolamenti molto rigidi e chi veniva sorpreso a conferire latte con caratteristiche non confacenti alle norme stabilite, per due volte veniva multato e poi sospeso. Accanto alla latteria vi era il forno in cui si potevano cuocere 110, 120 pani contemporaneamente. La panificazione durava dai 15 ai 20 giorni […] I villaggi di Vetan sono dedicati a San Laurent (10 agosto) e San Bernardo (15 giugno). Per la festa di San Bernardo si faceva una processione che, partendo dalla cappella dei Penitenti, faceva sosta a tutti gli oratori costruiti lungo le mulattiere che collegavano i villaggi del paese. La processione aveva lo scopo di ingraziarsi il santo per il buon andamento della stagione negli alpeggi. I penitenti indossavano l'abito bianco. A Bosses si celebrava una Messa e quelli del villaggio offrivano il caffè ed uno "spuntino" ai partecipanti. Il rientro avveniva la sera dalla parte di Verrogne. Si festeggiava il Santo Patrono di S. Lorenzo con un fondo che veniva dall'affitto degli alpeggi alti. Aveva diritto di partecipare gratuitamente al pranzo il pastore delle pecore, féyan. A quell'epoca era un personaggio importante nella comunità. Aveva in custodia molte pecore e per ognuna riceveva 10 soldi. Poteva pascolare su un territorio ben delimitato, oltre il piano dove c'è la Cappella Jean Paul II fino a Paletta”
Estratto da “ Memorie. Villaggi e personaggi di Saint-Pierre” V. Champrétavy – Supplem. Melange 2003

"Le Musée régional des sciences naturelles. Devenu en 1952 la propriété de la Commune de Saint-Pierre, le château abrite depuis 1977 le Musée régional des sciences naturelles, aujourd'hui en cours de réaménagement. Les origines de cette institution sont liées à la Société de la Flore Valdôtaine : celle-ci avait été fondée en 1858 par un groupe de naturalistes valdôtains, guidé par le chanoine de Saint-Ours Georges Carrel - homme de sciences et pionnier de l'alpinisme - afin d'approfondir l'étude du milieu naturel de la région. C'est dans l'intention de cataloguer la collection de matériaux d'étude réunis par la Société que naquit, en 1905, le Musée des sciences naturelles, sur une initiative du chanoine Pierre-Louis Vescoz. Tout comme la société scientifique, qui avait été dissoute en 1941 pour renaître de ses cendres en 1971, le Musée trouva un second souffle vers le milieu des années 70. Devenu au cours des années suivantes un organisme régional, il s'installa dans un nouveau cadre, au château de Saint-Pierre: le Musée régional des sciences naturelles a été inauguré officiellement en 1985”.La Société de la Flore Valdôtaine è stata fondata ad Aosta nel 1858 dai canonici Georges Carrel ed Edouard Bérard. Votata alle scienze naturali e alla geografia fisica, la SFV incoraggia e sostiene lo studio dell’ambiente naturale della Valle d’Aosta nelle sue diverse componenti biologiche e geologiche (flora, fauna, minerali, rocce), divulga le conoscenze acquisite in tali ambiti, sensibilizza la società al rispetto della natura e all’importanza della sua tutela. È a partire dalla metà dell’800 che localmente fiorisce l’interesse per lo studio dell’ambiente naturale, grazie soprattutto all’impulso dato da un gruppo di religiosi, chiamati per questo gli abbés savants, che univano ai doveri del loro ministero un forte interesse per lo studio della storia e delle scienze naturali.
Estratti da: Le château de Saint-Pierre – S.Barbieri - G.Sartorio - Musumeci 2009 -  Société de la Flore Valdôtaine https://www.sfv.it

“La storia del paesaggio e delle attività umane può essere ricostruita grazie alle informazioni contenute in archivi quali le successioni di sedimenti deposte al fondo di laghi, torbiere e paludi, e le stratigrafie archeologiche […] Sull’altopiano del Mont Fallère […] le informazioni paleobotaniche, archeologiche e radiocarboniche testimoniano importanti trasformazioni del paesaggio vegetale avvenute in epoca preistorica; questi cambiamenti possono essere messi in relazione con la presenza di insediamenti stagionali sviluppati a partire dall’Età del Rame. A partire dall’estate 2009 la torbiera delle Crotte Basse è stata oggetto di indagini stratigrafiche svolte dall’equipe del Laboratorio di Palinologia e Paleoecologia del C.N.R. - Istituto per la Dinamica dei Processi Ambientali di Milano […] Carotaggi manuali sono stati eseguiti in diversi settori della torbiera per recuperare la successione di depositi lacustri e palustri accumulati nel corso degli ultimi 13 mila anni. L’archivio stratigrafico della torbiera delle Crotte Basse contiene informazioni micro e macroscopiche dettagliate, utili per ricostruire l’aspetto del paesaggio vegetale del Mont Fallère nel corso degli ultimi 13 mila anni circa […] che possono essere così schematizzati. Fase 1: tra circa 9000 - 8500 anni cal BP (ovvero circa 7050 - 6550 anni cal BC; Mesolitico). Erbe e arbusti al di sopra dei 2000 m di quota sul Mont Fallère […] Fase 2: tra circa 8500 - 5200 anni cal BP (ovvero circa 6550 - 3250 anni cal BC; Mesolitico - prime fasi dell’Età del Rame). Foreste di pino cembro si estendono oltre 2400 m di quota sul Mont Fallère. Nella registrazione pollinica della fase 2 non ci sono evidenze di trasformazioni antropiche permanenti della vegetazione a parte casi di maggior frequenza di incendio (picchi più pronunciati nelle curve di concentrazione delle particelle di carbone), probabilmente connessi con accampamenti per la caccia […] Fase 3: tra circa 5200 - 4800 anni cal BP (ovvero circa 3250 - 2850 anni cal BC; Età del Rame). Riduzione delle cembrete d’alta quota e impianto dei pascoli alpini […] Fase 4: tra circa 4800 - 2900 anni cal BP (ovvero circa 2850 - 950 anni cal BC; Età del Rame - Età del Bronzo Finale). Ulteriore deforestazione e diffusione di pascoli alpini fertilizzati e vegetazione nitrofila. […] Fase 5: tra circa 2900 - 2000 anni cal BP (ovvero circa 950 - 50 anni cal BC; Età del Ferro - inizio dell’Età Romana). Estinzione delle foreste di pino cembro e abete bianco dal massiccio del Mont Fallère; ulteriore espansione dei pascoli e diffusione dei boschi di abete rosso (peccete) […].”
Estratti da: Bulletin d’Etudes Prehistoriques et archelogiques alpines – Numéro spécial - XXIV Aoste 2013 - Preistoria degli ambienti d'alta quota in Valle D’Aosta. Primi risultati di indagini paleobotaniche e archeologiche sull’altopiano del Mont Fallére. R. Pini, A. Guerreschi, P. Di Maio, L.Raiteri., C.Ravazzi.

Nato nel 1845 a Saint Pierre, l’abate Ferdinand Fenoir fu famoso per alcune opere di carattere storico e divulgativo, attualmente note solamente tra i più appassionati a questa branca cronologica della storiografia valdostana. La prima edizione de “La terreur sur les Alpes” comparve nel 1874, seguita dalla seconda nel 1887 […] Il volume “La terreur sur les Alpes” costituisce al contempo una preziosa pagina di testimonianza storica ed un affascinante spaccato delle differenti posizioni politiche del tempo, nella fattispecie, del nutrito nucleo antinapoleonico. Fenoir, membro del clero, mostra tutte le stragi, gli abusi, i soprusi perpetrati dai francesi durante l’avanzata in Italia, nel corso del 1800; il testo ripercorre ogni mossa dell’esercito francese in Valle d’Aosta, in chiave fortemente contraria, polemica, sin dalle prime pagine e sin dal medesimo titolo. Nella parte che riguarda propriamente Saint-Pierre si legge : "...En 1776 on avait dans cette Commune (Saint-Pierre) élevé l'indespensable arbre de la liberté. Pour qu'il n'y fût pas l'objet de certains mépris qu'on lui avait prodigués ailleurs, on crut bon de le munir d'un factionnaire. Cependant, malgré les factionnaires, l'arbre se trouva un beau jour surmonté de l'inscription suivante: 'Arbre de misère - Bonnet de galère - Symbole de brigands - Tu ne dureras pas longtemps'. Cette injure fut vivement sentie pas les quelques jacobins de la localité et trois d'entre eux qu'on nous a indiqués sous les noms d'Arnod, de Teppé, de Tzapuignon (probablement diminutif de Chappuis) allèrent en demander compte au factionnaire Cériano Joseph, dit lo Borgno, natif de la Valsesia et établi à St-Pierre depuis 1785".
Tratti da http://www.varasc.it/getpage.aspx?id=522 Abbé Ferdinand Fenoir
La terreur sur les Alpes, avec l'histoire des deux premiers régiments des Socques – Saint-Pierre- Cap. VI Personaggi – I.Ceriano Musumeci editore 1994

SPIRITO - Venite! SPIRITO - Immaginate... Qui, a 1582 metri di altitudine... SPIRITO - Questo villaggio, ora abbandonato, da molti dimenticato, un tempo, era animato... SPIRITO - Immaginate... Qua, là, li, su, giù, più in là, più in qua, più a destra, un po' a sinistra, à droite, à gauche, à gauche et à droite... sopra, e sotto... Campi: grano, frumento, orzo, segale, avena... SPIRITO - Immaginate fresche limpide, scroscianti acque: il Muneresse... SPIRITO - Immaginate la macina di un mulino, spinta da quelle fresche, limpide e scroscianti acque.... (eco) SPIRITO - Immaginate sacchi di farina e il profumo dei pani appena cotti al forno... (eco) SPIRITO - Immaginate a quella finestra una donna: sbatte i panni, no? SPIRITO - Immaginate, lì, proprio in quell'angolo, un uomo: il suo ceppo, la sua ascia... Spacca la legna... SPIRITO - Venite! SPIRITO - Venite! SPIRITO - Venite! “ “Ventotto giovani attori locali di età compresa fra i 10 e 18 ridanno vita al villaggio di Verrogne, abbandonato sulla collina di Saint-Pierre. Il forno, il mulino, la segheria ad acqua, l'osteria, i lavatoi delle case, la scuola, le stradine ritornano piene di gente grazie agli attori che mettono in scena l'iniziativa intitolata «Sogno di un pomeriggio di quasi estate - Un'ode al villaggio che fu». È questa l'occasione per chiudere in maniera creativa il laboratorio teatrale che da diversi anni viene organizzato dalla biblioteca comunale del paese e curato da Paola Corti”.
Da: ”Sogno di un pomeriggio di quasi estate” suppl. Melange 2001 - Le Messager Valdôtain 2002”